I Versi Aurei di Pitagora
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I Versi Aurei di Pitagora
In una societą sempre pił dominata dallo Scientismo - in cui Linee Guida, Buone Prassi, Protocolli, Norme e Standard, scandiscono le nostre aride vite - č d'uopo rispolverare gli intramontabili Aurea Carmina Pythagorae, noti come I Versi Aurei di Pitagora
Premessa
Di attribuibile con certezza a
Pitagora (
Πυθαγόρας:
Samo, 570 a.C. circa -
Metaponto, 495 a.C. circa) pare non ci sia giunto alcunché. La stessa esistenza del
Filosofo Greco, in virtù dell'aura leggendaria che lo circonda, viene quasi messa in discussione. Ciò che invece è difficilmente confutabile, è che una serie d'
Insegnamenti - inizialmente trasmessi oralmente dagli appartenenti ad una medesima
Scuola - siano col tempo coagulati e confluiti in un'
Opera, forse scritta nel tentativo di preservare un'antica
Saggezza dall'oblio e dalla barbarie, a noi giunta col nome latino di
Aurea Carmina Pythagorae (traducibile in lingua italiana con
I Carmi Aurei di Pitagora).
Quando ci troviamo di fronte a Testi così antichi, specie quando si tratta di raccolte d'
Insegnamenti sussurrati - per generazioni - di bocca in orecchio ed in seguito raggruppati e trascritti - a mano - sottoposti a molteplici traduzioni (non solo tra differenti lingue, ma anche tra le stesse e le rispettive evoluzioni) non possiamo illuderci che ci siano giunti immutati. Tuttavia, possiamo sperare che l'intimo significato (il Nucleo Concettuale, racchiuso all'interno della Forma) si sia preservato, integro.
Un po' come avviene per i
Semi delle Piante che, nonostante esternamente possano apparire inariditi, sciupati, pressochè privi di vita, fintanto che l'embrione in essi contenuto è vitale, se trovano il substrato adatto, possono germinare, dando luogo ad una nuova
Pianta. Allo stesso modo, questi Testi racchiudono in sé informazioni in grado di consentire, al Lettore avveduto, di ricostruirne l'intero
Insegnamento.
Fatte queste premesse, riportiamo di seguito il testo integrale de
I Versi Aurei di Pitagora, nella versione - tradotta dal greco - dal
Filologo Bizantino Costantino Lascaris (
Κωνσταντῖνος Λάσκαρις -
Costantinopoli, 1434 -
Messina, 1501) e riportata nel
Grammaticae Compendium [1], Opera pubblicata da
Paolo Manuzio (
Venezia, 12/06/1512 -
Roma, 06/04/1574) figlio del celeberrimo
Aldo Manuzio.
Testo degli "Aurea Carmina Pythagorae"
In primo luogo, come prescritto dalla Legge, sii devoto agli dei immortali e mantieni fede al giuramento; venera quindi gli eroi illustri e venera i demoni terrestri, immolando secondo le regole.
Onora i genitori ed i parenti vicini, ma tra gli altri fatti amico, chi sia il migliore. Mostrandoti inoltre benevolo nelle conversazioni e nelle azioni utili, non serbare odio per i peccati che sembrano causati dall'amico tuo. Finché puoi: poiché il potere abita presso la necessità.
Queste cose sappi così, ma abituati a dominare queste: innanzitutto il ventre ed il sonno, la lussuria e l'ira. Non fare mai cosa turpe, né agli altri, né in generale. Ma abbi soprattutto vergogna di te stesso. Pratica la giustizia sia con le opere, sia con le parole. Non abituarti ad agire in alcuna cosa stoltamente. Ma sappi che morire è il destino di tutti.
(fig.1 - Frontespizio del Constantini Lascaris Byzantini Grammaticae Compendium)
(fig.2 - Esempio di Memento Mori: Blossom and Decay)
(fig.3 - Raffigurazione di San Michele e il Drago di Raffaello Sanzio)
Delle ricchezze, talvolta ama il possederne, talvolta il perderne. Tutti hanno prosperità divine e dolori mortali; in qualunque modo questi abbiano parte, sopporta con animo sereno e non tollerare malvolentieri. Pur curandoli, per quanto possibile, così considera che quelli causati dal destino a coloro che sono buoni, non sono assai estremi.
Molte poi tra le conversazioni degli uomini sono buone e cattive. Sopraggiungendo le quali, né ti stupisca, né certamente permetta di implicare te stesso. D'altra parte, se anche venisse detta falsità, sopporta con animo sereno; poichè, in caso contrario, si direbbe di te che tutto si compia nelle cose.
Che nessuno, illudendoti con le parole, né con gli atti, ti porti a dire o a fare ciò che per te non sia il meglio. Inoltre, rifletti prima delle azioni; affinché non siano insensate.
Comportarsi e parlare da codardi è caratteristico degli uomini stolti. Tu, invece, persevera su quella via che in seguito a te non infligga dolore. Non fare ciò che non sai, ma dimostra quel che davvero è necessario e così la vita trascorrerà assai piacevole.
Né è opportuno trascurare la salute del corpo, ma avere misura nel bere, nel nutrimento e nell'esercizio fisico. D'altra parte, definiamo misura quella che non ti infligga dolore.
Abituati ad avere un modo di vita puro, risoluto. E stai attento dal far ciò che comporti invidia. Non spendere il tempo oltre, tanto quanto chi ignora ciò che è utile. Né sii avaro. La misura è la cosa migliore in ogni cosa. Fa dunque ciò che non ti nuoccia, ponderando prima di agire.
Né tu accolga il sonno soave negli occhi, prima di aver passato in rassegna le azioni del giorno tre volte, benchè uniche. Dove son stato? Cosa ho fatto? Cosa di ciò che mi è stato detto non è perfetto? Cominciando dall'inizio e ripercorrendo ciò che è dopo. Affliggiti per le azioni malvagie, mentre allietati per quelle buone. Adoperati per queste cose, su queste medita, è opportuno che proprio tu ami queste ed esse ti metteranno sulle orme della Virtù Divina.
Sì, per chi ha destinato il numero Quattro nella nostra anima, fonte perenne della Natura. Inizia dunque l'Opera, dopo aver implorato gli dei, affinché si compia. Quando avrai conseguito questo, conoscerai l'essenza degli dei immortali e degli uomini mortali e perchè ogni cosa passi e si conservi.
Apprenderai anche la misura in cui la Natura sia una Legge, simile in ogni cosa. Così non avrai speranze insperabili e nulla ti resterà celato. Apprenderai che gli uomini hanno sofferenze spontanee: miserabili che, avendo vicino il Bene, non lo vedono né lo sentono. D'altra parte, pochi conoscono la soluzione ai mali. Tale sorte nuoce alla mente dei mortali: come cilindri che, avanzando gli uni tra gli altri, hanno infiniti danni. Infatti, loro molesta compagna, si cela una dannosa irosità interiore, che non conviene portar con sé, ma - cedendo - evitare.
Giove Padre o liberi chiunque da molti mali, o mostri a tutti in quale modo accettare la sorte.
Ma tu confida, poichè divino è il genere dei mortali, a cui la Sacra Natura, manifestandosi, parla. Se in te vi è alcunchè di quella razza, riuscirai in ciò a cui ti esorto. Risanando la tua anima da quei mali la libererai.
Ma astieniti dai cibi di cui abbiamo detto: abbi giudizio e nelle purgazioni e nella liberazione dell'anima. E considera ogni cosa dall'alto, eleggendo il discernimento per ottima guida.
Allora, lasciato il corpo, salirai al libero etere. Sarai un Dio immortale, incorruttibile, non più mortale.
(fig.4 - Crocifissione - San Giovanni della Croce)
Bibliografia
[1]Constantini Lascaris Byzantini Grammaticae Compendium. - Adiectis in fine quibusdam opusculis, ad graecae linguae scientiam aptissimis. Cum latina interpretatione è regione apposita, ut conferri à quouis tyrone possint - Apud Paulum Manuntium, Aldi Filii - Venetiis, MDLVII (
Aurea Carmina Pythagorae: da pagina 398 a pagina 400)
^[2]De Imitatione Christi - Thomas Hemerken (Tommaso da Kempis)
^[3]Subida del Monte Carmelo - Juan de Yepes y Įlvarez (San Giovanni della Croce)
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