L'Aurea Mediocritas, punto di congiunzione tra Passato e Futuro
Digressioni
L'Aurea Mediocritas, punto di congiunzione tra Passato e Futuro
Il concetto di Aurea Mediocritas è più che mai attuale. In queste poche righe cercheremo di tratteggiarne l'evoluzione, esaminandone contestualmente l'importanza.
Premessa
In tempi tumultuosi come quello che stiamo attraversando, in cui le rassicuranti coste della terra ferma sembrerebbero irrimediabilmente lontane, la seppur flebile luce di un Faro può risultare oltremodo utile, aiutandoci a mantenere viva la Speranza e a ritrovare l'orientamento.
E' infatti proprio in momenti come questi che la ciclicità della nostra Storia, può venirci incontro per mezzo della forza evocativa di concetti fondamentali che, dietro un'apparente semplicità (per certi aspetti disarmante), mostrano intonsa la propria capacità d'indirizzarci, riportandoci sulla
Retta Via.
Uno dei summenzionati Pilastri del nostro Pensiero è rappresentato dalla cosiddetta
Aurea Mediocritas, che oggi potremmo tradurre con l'
Aurea Moderazione, poiché il Tempo ha impietosamente corrotto l'originale splendore del termine
Mediocre (etimologia: dal latino
mediocris - derivato da
medius - che sta per
medio; ovverosia che è in mezzo, che occupa la posizione centrale e che - in ragione di ciò - è ugualmente distante da ogni estremo o eccesso), tanto da fargli assumere nelle Società contemporanee un'accezione marcatamente negativa.
Come avremo modo di accennare in questo brevissimo excursus, la
Moderazione - essendo il presupposto per il raggiungimento dell'
Equilibrio Perfetto (quello che i Surfisti definirebbero
Trim) - è invece una dote sempre più rara e pertanto preziosa, che chiunque ambisca a perseguire la
Qualità (anzichè limitarsi alla sola
Quantità) dovrebbe coltivare con perseveranza e dedizione.
L'Equilibrio Perfetto: dalla Tradizione Ellenica a quella Cristiana ed Islamica
L'Idea di
Aurea Mediocritas viene espressa attraverso memorabili Massime che ci sono state tramandate dai nostri avi. Una delle più note è sicuramente
"In medio stat virtus", ovverosia
"Nel mezzo sta la virtù", che è la rappresentazione geometrica dell'altrettanto nota
"Ne quid nimis", traduzione latina dell'originale motto greco inciso all'ingresso del Tempio di Apollo
"μηδὲν ἄγαν", ovverosia
"nulla di troppo" e pertanto in contrapposizione all'
Hybris (
ὕβϱις), altro tema ricorrente nella cultura ellenica, che indica proprio la resa dell'Uomo alla tracotanza ed agli eccessi, a quella superbia e presunzione sfociati nella Mitologia della Caduta. A tal proposito, risulta utile ricordare il
Mito di Dedalo ed Icaro: Dedalo, sublime inventore, rinchiuso insieme al figlio Icaro all'interno del Labirinto - da lui stesso progettato - per riuscire a fuggire decide di costruire, per sè e per il figlio, ali di cera e piume (fig. 1). Tuttavia, nonostante il monito del padre di mantenersi il più possibile distante dai flutti del Mare e dal Sole, Icaro cede al desiderio di avvicinarsi al divino Astro e - a causa del calore, che scioglie la cera delle ali - precipita miseramente in Mare, affogando.
Aristotele (Ἀριστοτέλης: Stagira, 384 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.) nell'
Etica Nicomachea [1] scriveva:
"μέσον τε καὶ ἄριστον", traducibile con
"il mezzo è la cosa migliore".
Senza addentrarci troppo in un argomento che, per essere affrontato correttamente, richiederebbe maggiori competenze e probabilmente un testo a parte, specifichiamo che l'Uomo - secondo Aristotele - non possiederebbe naturalmente le Virtù Etiche, ma avrebbe comunque la facoltà di acquisirle per mezzo di azioni di un certo livello, che consistano nella ricerca del
Giusto Mezzo fra opposte Passioni.
Esse sono riassumibili nella Virtù della Giustizia (che, non a caso, viene spesso accostata alla simbologia della
Bilancia a Bracci Uguali) che è poi la Virtù principale, in quanto racchiude al suo interno il senso stesso di Equilibrio (etimologia: dal latino
aequilibrium, composto da
aequus, ovverosia
uguale e
libra, ovverosia
bilancia; pertanto
Perfetta Proporzionalità tra le parti). Tra le principali Virtù Etiche citiamo, a mero titolo d'esempio:
- Il Coraggio: inteso come il giusto mezzo tra la Viltà e la Temerarietà;
- La Temperanza: giusto mezzo fra l'Intemperanza e l'Insensibilità;
- L'Amabilità: giusto mezzo tra la Misantropia e la Compiacenza;
- La Liberalità: giusto mezzo tra l'Avarizia e la Prodigalità;
- La Magnanimità: giusto mezzo tra la Vanità e l'Umiltà;
- La Mansuetudine: giusto mezzo tra l'Iracondia e l'Indolenza (eccessiva Flemma).
Anche
Orazio (Quintus Horatius Flaccus: Venosa, 65 a.C. - Roma, 8 a.C.), nelle sue
Satire [2], scriveva
"Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum"; che potremmo oggi tradurre con
"Vi è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto".
Lo stesso
Ovidio (Publius Ovidius Naso: Sulmona, 43 a.C. - Costanza in Romania, 18 d.C.) nelle
Metamorfosi [3] scriveva
"Inter utrumque tene, medio tutissimus ibis"; la cui traduzione è
"Seguendo la via di mezzo, camminerai sicurissimo".
E queste nozioni le troviamo - in forma più o meno velata - in numerose culture (anche apparentemente molto distanti tra loro), come ad esempio nei Vangeli sinottici
[4], raffigurato dalla
Porta Stretta, che a ben pensarci altro non è se non il
Punto Medio (che in quanto unico è difficile da trovare) rispetto alla totalità del segmento (che è invece ampia e la cui individuazione è agevole):
Mt 7: 13 e 14
[13]
"Entrate per la porta stretta, perchè larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;"
[14]
"quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!"Lc 13: 24
[24]
"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perchè molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno."
Così come nel القرآن (
al-Qurʾān, ovverosia il
Corano)
[5] - più precisamente al Versetto 143 della
سورة (
Sūra) 2, denominata البقرة (
Al-Baqara, che significa
La Giovenca) - che recita: وَكَذَلِكَ جَعَلْنَاكُمْ أُمَّة ً وَسَطا ً (
Wa Kadhalika Ja`alnākum 'Ummatan Wasaţāan), che potremmo tradurre con
"E così facemmo di voi una Comunità Equilibrata".
Festina Lente: Affrettati Lentamente
L'
Aurea Mediocritas ha assunto nella Storia forme più elaborate, talvolta meno manifeste; è il caso della locuzione latina
Festina lente, letteralmente
Affrettati lentamente (tradotta dal greco
σπεῦδε βραδέως), che fonde insieme due concetti divergenti (potremmo pertanto classificarlo con la figura retorica dell'
ossimoro), rapidità e lentezza, indicando implicitamente un modo di agire cauto, ma senza indugi.
Rimandano a questo connubio tra opposti la celeberrima favola attribuita ad Esopo (Αἴσωπος: 620 a.C. circa - 560 a.C. circa) ed intitolata
La Lepre e la Tartaruga [6], culminata nell'universalmente noto proverbio
"chi va piano, va sano e va lontano".
Nel
De Vita Caesarum [7], lo Storico Romano
Svetonio (Gaius Suetonius Tranquillus: 70 d.C. – 126 d.C.), narra quanto all'Imperatore Augusto (Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus: Roma, 63 a.C. - Nola, 14 d.C.) fosse caro questo tema:
"Nihil autem minus perfecto duci quam festinationem temeritatemque convenire arbitrabatur. Crebro itaque illa iactabat:
Σπεῦδε βραδέωσ! ἀσφαλὴς γάρ ἐστ᾽ ἀμείνων ἢ θρασὺς στρατηλάτης
et: << Sat celeriter fieri quidquid fiat satis bene >>", traducibile con:
"Pensava che niente fosse meno indicato della fretta e della temerarietà per un generale perfetto. Per questo andava ripetendo frequentemente: "Affrettati lentamente! Per un capo è meglio la prudenza che l'ardimento" e: << Si fa troppo rapidamente ciò che si fa bene >>".
L'accostamento
fretta-lentezza è simboleggiato in svariati modi, tra i quali spiccano sicuramente:
- il delfino attorcigliato all'ancora (fig. 2).
- la tartaruga e la vela (fig. 5)
- il granchio e la farfalla (fig. 6);
- la lepre e la chiocciola;
(fig.1 - Dedalo ed Icaro: rilievo d'Arte Greca fotografato da Alinari)
(fig.2 - Motto: Semper Festina Tarde)
(fig.3 - Motto: Mediu Tenuere Beati)
Francesco Colonna (Venezia, 1433 – Venezia, 1527), nella Sua maestosa ed enigmatica
Hypnerotomachia Poliphili [8] fa recitare al protagonista, Poliphilo, la seguente frase:
"Da l’altra parte tale elegante scalptura mirai. Uno circulo. Una ancora sopra la stangula dilla quale se rovolvea uno delphino. Et questi optimamenti cusì io li interpretai
ΑΕΙ ΣΠΕYΔE BPAΔE ΩΣ.
Semper festina tarde." (fig. 2)
e ancora:
" El circulo dice. Mediu tenuere beati. Laltro. Velocitatem sedendo, tarditatem tempera surgendo " (figure 3 e 7).
E' possibile che, tra le varie chiavi di lettura, fosse nelle intenzioni dell'autore invitare sempre il lettore alla moderazione; alla scelta di quella via stretta (simboleggiata dalla centrale tra le tre Porte, denominata "Mater Amoris") che tanto facilmente tendiamo ad ignorare.
Su quest'ultimo aspetto risulta interessante notare come lo stesso Editore dell'incunabolo del Colonna, il veneziano
Aldo Pio Manuzio (Bassiano, circa 1450 – Venezia, 1515), abbia adottato come proprio emblema (oggi lo definiremmo meno poeticamente "logo") il delfino e l'ancora; forse proprio a sottolineare la centralità di tale concetto - e conseguentemente di tale opera - nel proprio catalogo.
Peraltro, Manuzio fu più volte menzionato da
Erasmo da Rotterdam (Rotterdam, circa 1468 – Basilea, 1536), che nei suoi
Erasmi Roterodami Adagiorum Chiliades tres, et Centuriae fere totidem [9] - generalmente abbreviati in "Adagiorum chiliades" (notare il nome) - elogiò il celebre Editore veneziano come segue:
"Ille lente festinans non minus auri sibi peperit quam nominis, utroque dignus;", che potremmo tradurre con
"Quello, affrettandosi lentamente, ha ricavato per sè tanto oro quanta fama, essendo degno di entrambi."
(fig.4 - Emblema raffigurante una Tartaruga ed una Vela)
(fig.5 - Moneta raffigurante un'Ancora con attorcigliato un Delfino)
(fig.6 - Moneta raffigurante un Granchio ed una Farfalla)
E l'associazione fretta-lentezza è tanto forte da permeare anche culture apparentemente molto distanti tra loro; lo troviamo per esempio impresso nell'Opera di
Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 1600) intitolata
La cena de le ceneri [10], laddove il noloano scrive:
"Cossì a poco a poco, per quanto ne permettea la barca, che (benchè dalle tarle ed il tempo fusse ridutta a tale, ch'arrebe possuto servir per subero) parea col suo festina lente tutta di piombo, e le braccia di que' dua vecchi rotte; i quali, benchè col rimenar de la persona mostrassero la misura lunga, nulla di meno coi remi faceano i passi corti" e ancora
"Optime descriptum illud «festina» con il dorso frettoloso di marinai; "lente ' col profitto de' remi, qual mali operarii del dio de gli orti."; così come in opere di chiara valenza alchemica, tra le quali spicca la celebre illustrazione di
Hans Vredeman de Vries (Leeuwarden, 1525 o 1526 – Amburgo, 1609), intitolata
Il laboratorio dell'Alchimista, contenuta nell'
Amphitheatrum Sapientiae Aeternae [11] di
Heinrich Khunrath (Lipsia, 1560 - Dresda, 1605), nella quale l'esortazione
Festina lente si intravede trascritta direttamente sulla parte superiore del secondo dei 3 forni ivi rappresentati.
In
Pene d'amor perdute [12] William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 1564 – Stratford-upon-Avon, 1616), si ispirò all'immagine del granchio e della farfalla per i personaggi di Don Adriano de Armado ed il suo paggio, Tignola.
Renè Descartes (La Haye en Touraine, 1596 – Stoccolma, 1650) nel
Discorso sul Metodo [13] scrive che
"Le anime più grandi come sono capaci delle maggiori virtù, così lo sono dei più grandi vizi; e quelli che camminano assai lentamente possono progredire molto di più, se seguono sempre la via diritta, di quelli che correndo se ne allontanano." e ancora
"Ma come fa un uomo che cammina da solo nelle tenebre, decisi di procedere così lentamente e di adoperare in ogni cosa tanta prudenza da evitare almeno di cadere, pur avanzando assai poco."
La locuzione è per altro ripresa da
Alessandro Manzoni (Milano, 1785 – Milano, 1873) nel Capitolo XIII de
I Promessi Sposi [14] quando il Gran Cancelliere Antonio Ferrer, diretto al palazzo del Vicario, passando con la propria carrozza attraverso la folla inferocita di dimostranti, si rivolge al suo cocchiere dicendo
"Adelante, presto, con juicio" e ancora
"Pedro, adelante con juicio".
Similmente,
Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) nelle sue
Lezioni americane [15] - pubblicate postume - che, come si evince dal titolo, rappresentano la raccolta del ciclo di lezioni che avrebbe dovuto tenere presso l'Università di Harvard, contrappone il Tempo di Vulcano (a simboleggiare la pesantezza della materia) a quello di Mercurio (la volatilità).
E tale visione ha talmente impregnato la nostra cultura che, venendo ai giorni nostri, il connubio è ravvisabile anche nella canzone di
Alanis Morissette intitolata
Hand In My Pocket. A questo proposito, risulta interessante notare la sovrapponibilità tra il Testo della summenzionata Canzone (vedasi il Riquadro sotto) con l'immagine tratta dalla
Hypnerotomachia Poliphili [8] e raffigurante il motto "Velocitatem sedendo, tarditatem tempera surgendo", ovverosia "Modera la velocità sedendo, modera la lentezza alzandoti" (fig. 7).
Hand In My Pocket
I'm broke but I'm happy
I'm poor but I'm kind
I'm short but I'm healthy, yeah
I'm high but I'm grounded
I'm sane but I'm overwhelmed
I'm lost but I'm hopeful baby
What it all comes down to
Is that everything's gonna be fine fine fine
'cause I've got one hand in my pocket
And the other one is giving a high five
I feel drunk but I'm sober
I'm young and I'm underpaid
I'm tired but I'm working, yeah
I care but I'm restless
I'm here but I'm really gone
I'm wrong and I'm sorry baby
What it all comes down to
Is that everything's gonna be quite alright
'cause I've got one hand in my pocket
And the other one is flicking a cigarette
And what it all comes down to
Is that I haven't got it all figured out just yet
'cause I've got one hand in my pocket
And the other one is giving the peace sign
I'm free but I'm focused
I'm green but I'm wise
I'm hard but I'm friendly baby
I'm sad but I'm laughing
I'm brave but I'm chickenshit
I'm sick but I'm pretty baby
And what it all boils down to
Is that no one's really got it figured out just yet
'cause I've got one hand in my pocket
And the other one is playing the piano
And what it all comes down to my friends
Is that everything's just fine fine fine
'cause I've got one hand in my pocket
And the other one is hailing a taxi cab.
(fig.7 - Motto: Velocitatem Sedendo, Tarditatem Tempera Surgendo)
中庸: la Dottrina del Mezzo nella Tradizione Cinese
Spostandoci verso Oriente, possiamo osservare come questa concezione di ricerca e - una volta conseguito - di pratica costante del
Mezzo, abbia permeato anche il Pensiero Asiatico, fin dall'antichità.
A mero titolo d'esempio, osserviamo come il celebre 中庸
[16] (ovverosia Zhōngyōng, che potremmo tradurre come con la
Dottrina del Mezzo) attribuito a
Maestro Zisi (子思: Kong Ji 孔伋 481 a.C. o 483 a.C. – 402 a.C.), nonché uno dei Quattro Testi del Canone Confuciano, verta interamente su tale tema. Ad esempio, leggiamo:
"喜怒哀樂之未發,謂之中;發而皆中節,謂之和;中也者,天下之大本也;和也者,天下之達道也。致中和,天地位焉,萬物育焉。" che potremmo tradurre, non senza perdere - inevitabilmente - parte del significato originario con:
"Si è in una posizione di Mezzo, ovverosia di Centro, quando non si è preda della collera o della gioia, della malinconia o del piacere. Quando invece si provano queste emozioni però senza oltrepassare il Giusto Equilibrio, allora si è in una situazione di Armonia. Il Mezzo è la grande origine di ogni cosa che esiste, e l'Armonia ne rappresenta l'aspetto favorevole e positivo. Giunti nella posizione di Mezzo e conseguita l’Armonia, allora Cielo e Terra sono al proprio posto ed è così che ogni cosa sotto il Cielo può svilupparsi."Il tema del
Costante Mezzo è talmente importante nella Cultura Cinese da aver probabilmente contribuito alla scelta del carattere 中, ovverosia
Zhong (notare la conformazione del pittogramma), che appunto significa Centro, per denominare questo immenso Paese.
Conclusioni
Con il presente articoletto non ho certo la presunzione di aver affrontato esaustivamente un argomento tanto vasto e complesso - molto probabilmente al di fuori delle mie capacità - nè tantomeno di aver fornito risposte di alcun genere; tuttavia, nutro la Speranza di aver fornito sufficienti spunti di riflessione e magari di aver contribuito a fissare un punto di partenza, che possa tornare utile per future ricerche da parte di altri amici.
Bibliografia
[1]Ἠθικὰ Νικομάχεια - Ἀριστοτέλης
^
[2]Sermones - Quintus Horatius Flaccus
^
[3]Metamorphoseon Libri XV - Publius Ovidius Naso
^
[4]La Sacra Bibbia (Versione CEI)
^
[5] القرآن
^
[6]Aἰσώπου μῦθοι - Αἴσωπος
^
[7]De Vita Caesarum - Gaius Suetonius Tranquillus
^
[8]Hypnerotomachia Poliphili - Francesco Colonna
^
[9]Erasmi Roterodami Adagiorum Chiliades tres, ac Centuriae fere totidem - Desiderius Erasmus von Rotterdam
^
[10]La Cena de le Ceneri - Giordano Bruno
^
[11]Amphitheatrum Sapientiae Aeternae - Heinrich Khunrath
^
[12]Love's Labour's Lost - William Shakespeare
^
[13]Discours de la Mèthode - Renè Descartes
^
[14]I Promessi Sposi - Alessandro Manzoni
^
[15]Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio - Italo Calvino
^
[16]中庸 - 子思
^
[17]Il Volo del Pellicano - Giovanni Francesco Carpeoro
^