Scienze e Tecnologie Alimentari: Sbocchi Lavorativi
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Salve, sono una studentessa del primo anno di Scienze e Tecnologie Alimentare presso l'università di Catania.
Nonostante trovi il corso di laurea interessante, ho svariati dubbi riguardo i possibili sbocchi lavorativi... Talvolta mi chiedo se la facolta di Biologia possa fornire più sbocchi e sono indecisa se fare un cambio. Consigli?
Oggetto: Scienze e Tecnologie Alimentari: Sbocchi Lavorativi
Le risposte, ovviamente, variano a seconda di diverse esperienze. . .io ad esempio mi sono laureato alla magistrale in S.T.AL. a febbraio di questo anno e ad oggi non ho trovato un lavoro e non ho nemmeno ricevuto offerte di stage. Anzì ad esssere ancora più sincero non ho ricevuto nemmeno una telefonata oppure un colloquio, nonostante più di 300 curriculum inviati. Probabilmente i nostri colleghi al Nord sono più preparati e vengono assorbiti dalle aziende, le quali hanno sicuramente molti più legami con le università. Però attenzione, ho scritto "probabilmente". . .
Mi sono confrontato con i miei colleghi all'università e senza troppa vergogna siamo arrivati alla conclusione che il percorso di studio in Scienze e Tecnologie Alimentari non è competitivo se paragonato ad altri corsi di studio quali:
- Ingegneria Gestionale (riescono a trovare lavoro nelle aziende alimentari perchè capaci di gestire l'iter produttivo secondo dal punto di vista di ottimizzazione dei costi)
- Ingegneria Meccanica (seguono attentamente la progettazione impiantistica e coordinano il flusso produttivo dal punto di vista tecnico)
- Ingegneria Chimica (forte attività di laboratorio e ricerca e sviluppo)
- Chimica (i laureati in chimica sono molto più preparati di noi a livello di pratica in laboratorio e pertanto riescono facilmente ad entrare in aziende alimentari il cui ruolo è quello di un tecnico di laboratorio)
- Biologia (come per i chimici ma possono avere una maggiore spendibilità con eventuali corsi di specializzazione)
- Economia / Marketing con master (sono ovviamente capaci di coordinare tutte le operazioni di management alimentare)
Quando ho seguito il corso di studio eravamo in tanti a frequentarlo (più di 100) eppure ad oggi il numero di coloro che hanno trovato qualcosa come lavoro si contano sulle dita di una mano, forse due. .Molte imprese alimentari richiedono esperti nel settore dell'informatica, della gestione aziendale, di progettisti, esperti in sistemi tecnologici informatici e / o dell'automazione. . .nulla a che vedere con il nostro percorso formativo. Purtroppo una volta che l'impresa ha avviato la linea di produzione è raro che si facciano dei cambiamenti e quando questi accadono si rivolgono ad esperti del settore alimentare che hanno già molta esperienza (università, dottori di ricerca ecc.)
A me dispiace dirlo ma a questo punto non vedo alternative se non di riciclarmi in un percorso di laurea più spendibile, perchè almeno non sarò legato alle sole aziende alimentari.
Per molti, ovviamente quanto ho scrittò farà male leggerlo. . .io ci credevo in questo percorso di studio e sappiate che sono in procinto di piangere se penso che forse ho bruciato il mio avvenire. Non dico di essere un genio e di essere perfetto, cercavo tuttavia una azienda disposta a formarmi per le sue esigenze e quindi a tenermi come amico e come lavoratore.
Cara Francesca, non sono il vangelo. . .probabilmente la situazione cambierà. Però se credi che Scienze e Tecnologie Alimentari non sia un percorso di studio adatto, allora cambia. Ma se vuoi cambiare, anche a costo di fare qualcosa di poco interessante ma che dia un lavoro allora scegli quello. In verità ti sconsiglio anche Biologia, perchè in Italia la ricerca fa letteralmente schifo anche se con alcuni corsi di specializzazione magari una chance in più ce l'avrai
Mi permetto di contribuire con una voce completamente diversa da quella di giuseppe89, che spero ci dica dalla zona dalla quale scrive (concordo però sulle disparità nord-sud di cui parla).
Io parlo per Firenze/Toscana.
Innanzitutto paragonare scienze e tecnologie alimentari a Ingegneria penso sia automaticamente fuori luogo e scusa se non aggiungo altro.
I chimici partonono zoppi perchè non sono microbiologi (per definizione) e quindi dato che i problemi in ambito alimentare derivano al 95% da microrganismi ecco il perché (se un'azienda ha un laboratorio interno in casi rari è solo chimico)
I biologi partono un po' meno zoppi ma sono carenti per tutti gli aspetti di tecnologie (che solo nel titolo del corso di laurea rappresentano il 50%, battuta) ma ci siamo capiti.
Economia e marketing? Non so voi ma io ho fatto 4 esami di economia nell'arco dei 3+2 e anche elaborazioni importanti (come preparare un business plan). Certo per gli aspetti gestionali mi sono dovuto organizzare...
Veniamo ai numeri: nel 2000 ci siamo iscritti in 60-70 frequentanti 30. Nel 2003-2004-2005 eravamo laureati almeno in 25 e nell'arco dell'anno successivo escluso gli iscritti alla specialistica eravamo impiegati nel settore in 15-20 (impiegati includo anche tirocini aziendali poi divenuti nel tempo lavori effettivi). Nel 2012 mi sono laureato con tutta calma ;) alla specialistica e dei 10-12 frequentanti tra il 2012 e il 2013 siamo stati tutti "assorbiti" dal settore agroalimentare.chi da dipendente, io per esempio da autonomo.
Capisco che la mia è un'opinione come un'altra, ma se c'è un settore che non avrà mai crisi è quello alimentare. Certo la crescita e la ricerca e sviluppo sono ai minimi storici, investimenti in qualità lasciamo perdere però non credo che essere ignegnere per sviluppare macchine per l'industria alimentare sia uno sbocco così diretto.
Giuseppe mi rivolgo a te per sapere anche da quando sei laureato e da quanto cerchi lavoro perché anche questo è un aspetto importante. Io sono sempre aggiornato (ed invio sempre CV) sulle offerte e devo dire che nel 2015/2016 ne ho viste tante su internet e alcune direttamente.
Infine concludo dicendo che io negli ultimi due anni ho faticato non poco a trovare tirocinanti e questo la dice lunga secondo me.
P.s. scegliere qualcosa di poco interessante ti farà (forse) trovare un lavoro, ma non certo la soddisfazione di portarlo avanti tutta la vita. Scegli qualcosa in cui credi e le opportunità verranno.
Rispondendo a Macgala, mi sono laureato a febbraio di quest'anno. Sono passati, pertanto, circa 7 mesi. In questi sette mesi ho inviato circa 300 c.v. e non ho MAI ricevuto una risposta. Ho scritto lettere di presentazione e curriculum sia in italiano che in inglese. . .Ho cercato di contattare direttamente le aziende, via mail, inviando una lettera motivazionale in cui chiedo anche un periodo di tirocinio di breve durata, ma nessuno ha mai risposto. Niente.
Gli annunci a cui ho risposto sono per il 99% di aziende localizzate nel Nord Italia e quasi subito compariva "NON IDONEO"; ho inviato curriculum ad annunci per stage / neolaureati ecc., quindi non capisco con quale criterio debba risultare non idoneo. Questo significa che:
- Le aziende del Nord non prendono ragazzi del Sud in buona fede per problemi logistici (Ho tuttavia esplicitato la mia TOTALE DISPONIBILITA' a trasferirmi a livello nazionale)
- Le aziende del Nord non guardano nemmeno noi del Sud per eventuali pregiudizi tipici del nostro Paese.
- Le aziende del Nord preferiscono i laureati del Nord (e giustamente forse. . .)
- Effettivamente le mie competenze sono benissimo sostituite da persone più qualificate di me.
Ora se effettivamente le aziende avessero bisogno o conoscessero questa nostra figura professionale penso che una telefonata l'avrei dovuta anche ricevere, sbaglio forse?
In verità conosco ragazze laureate in chimica che lavorano in aziende alimentari e laboratori chimici di analisi degli alimenti, mentre io non sono stato nemmeno preso in considerazione (lol). Per i biologi è vero che non hanno molte conoscenze in tecnologia ma sono altrettanto forti in microbiologia ed analisi varie e quindi pareggiano il conto. Molti laboratori che fanno analisi microbiologiche sugli alimenti sono guidati dai biologi.
Difatti, quando ho scritto ingegneria, ho specificato il loro ruolo tecnico (che supera le nostre competenze in tecnologie) e ruolo di gestione aziendale (che superano i nostri 4 esamini di economia / marketing).Ah proprio a Cesena, se non erro, c'è la laurea in "Ingegneria dei Processi Alimentari" o qualcosa del genere e leggendo il programma mi sembra di aver visto esami del tipo "qualità e sicurezza degli alimenti". Ok. . .una laurea che prepara come i tecnologici ma che da il titolo di ingegnere, evvaaaai!
Un manager di una azienda di caffè, di cui non esplicito il nome, ha freddato un mio collega affermando che il ruolo del tecnologo alimentare lo può fare anche un operaio
In molte aziende alimentari che mettono in evidenzia le posizioni aperte solitamente riguardano i seguenti settori:
- Informatica
- Tecnologie varie ed eventuali
- Manager produzione (sul lato economico)
- Risorse Umane
- Venditori
- Esperti in marketing e logistica aziendale o qualcosa del genere
Ricordo inoltre che uno dei membri della stessa commissione ha chiaramente affermato :<< E' inutile cercare stage in azienda, dovete essere creativi e inventarvi il lavoro. . .>>. ma come è possibile "inventarsi" un lavoro se non so nemmeno come è fatta una azienda alimentare, visto che non ho mai fatto pratica e non ho uno straccio di esperienza? E' ridicolo.
Io non vorrei passare per quello che odia S.T.AL., e sarei stupido se dicessi che gli argomenti studiati non servono a niente. . .tutt'oggi continuo ad incrementare il mio sapere in merito. Tuttavia mentre provo ad accrescere le mie conoscenze ed invio curriculum, i miei amici ingegneri hanno un contratto a tempo indeterminato perchè il loro percorso di studi li rende SPECIFICI e COMPETENTI, sanno effettivamente risolvere i problemi perchè fanno progetti durante il percorso di studio, crescono in gruppo, usano molto i sistemi informatici e lavorano con il computer. Invece in Scienze e Tecnologie Alimentari si fa di tutto un po' ma a conti fatti non si diviene specializzati in un qualcosa di chiaro e preciso.
Si studia un po' di chimica, un po' di biochimica industriale, un po' di tecnologie (iter di processo), un po' di fisica tecnica (in questo caso un pochettino aggiungerei), un po' di nutrizione. Insomma un po'. Alle imprese, oggigiorno non basta sapere un po', bisogna essere forti in una particolare disciplina. Io ho scelto come percorso di tesi sperimentale la microbiologia applicata agli alimenti, eppure quasi nessuna azienda fa innovazione con la microbiologia. . .tranne grandi aziende che però pagano i ricercatori universitari per fare ricerca & sviluppo . . .e io? E io niente.
Io capisco che i toni sono forti e forse incompatibili con l'etichetta di questo forum ma a questo punto non so cosa altro scrivere per farvi comprendere questo disagio. . .non sono l'unico, sia chiaro, io potrei parlare a nomi di molte persone. Magari nel frattempo ricevo una telefonata e tutto si risolve. . .ma al momento non posso che avere una giusta apprensione sul mio avvenire.
mi sento molto vicina al punto di vista di Giuseppe89...
Purtroppo anch'io trovo davvero difficile, oserei dire "Mission Impossible", riuscire a trovare serie opportunità lavorative che mi ripaghino degli enormi sacrifici sostenuti durante gli anni di studio all'Università. Concordo sul fatto che probabilmente il nord possa offrire un ventaglio di opportunità lavorative superiore rispetto al sud, poichè la figura del tecnologo alimentare è sicuramente più riconoscibile e venga maggiormente rispettata.
Attualmente ho deciso di proiettarmi sull'insegnamento, ma anche in questo settore la concorrenza da parte dei biologi o di altre figure professionali è spietata.
Mi spiace ammettere che rispetto ad un tecnologolo alimentare, anche il biologo, nonostante abbia un percorso altrettanto tortuoso, è forse un gradino in più favorito rispetto al T. A, almeno nel settore dell'insegnamento, a cui sono aperte più classi di concorso rispetto alla nostra.
Detto ciò ti auguro che tu riesca a fare la scelta giusta per il tuo futuro lavorativo e che tu possa presto raccontarci esperienze positive e rincuoranti, magari riuscendo a trasformare in possibile la "Mission Impossible". Buona fortuna.
Ciao Giuseppe. Toni forti? Stai tranquillo, anzi, hai fatto bene a "sfogarti" se può servirti e capisco il tuo disagio.
Anche io ho affrontato mesi duri una volta laureato e ho sopportato per tanto tempo contratti ridicoli e tirocini appena rimborsati. Pensa che il periodo più buio l'ho avuto nel 2012: 31 anni, fresco di laurea magistrale, 7 anni di esperienza lavorativa nel settore, partita iva: offerte ricevute? 1. Anzi, ti dirò, offerte createsi quasi da sole e andate a buon fine, una.
E il paradosso? Neanche avevano il mio CV. E ci lavoro tutt'ora e probabilmente per molto tempo ancora con responsabilità sempre crescenti.
Sai come mi sono creato l'opportunità? Parlando con le persone, uscendo di casa, facendomi conoscere, proponendomi e lasciando sempre una buona impressione ovunque sia andato. Alla fine mi hanno chiamato loro. Capisco che è forse una goccia nell'oceano, ma è possibile.
Ultima considerazione sulle tue ultime righe.
ST.AL. si studia un po'. AIUTO!
Ho dato, grazie alle nuove idiote riforme, 33 esami alla triennale e 30 alla specilistica. Solo per citare la chimica:
analisi chimiche degli alimenti, chimica fisica, chimica fisica dei biopolimeri alimentari, biochimica, fisiologia della nutrizione (praticamente biochimica 2), chimica degli additivi e degli aromi, chimica analitica, chimica generale, chimica organica, chimica bioinorganica. Hai ragione che è un po', un po' tanta!!!!
In cosa sono diventato "specialista"? Dai documenti in "Gestione della qualità dei prodotti alimentari" e guarda caso in 5 anni ho certificato aziende ISO9001, BRC Food, BRC IoP e a novembre prossimo IFS Food (Oltre a contribuire alla certificazione del laboratorio dove lavoravo secondo la ISO17025). Quindi forse qualcosa di buono ne è uscito? Direi di sì visto che sono Responsabile della Qualità di un'azienda.
Dopo la laurea onestamente non credevo però la realtà è questa e non sono più bravo degli altri, anzi, l'opposto. Però forse sono bravo a mettermi in discussione e ad imparare veloce, non so.
Le aziende che conosco io, piccole e medie imprese (la maggioranza in Italia), scelgono poco in base al CV secondo me quindi forse un consiglio è quello di presentarsi direttamente e chiedere a voce almeno uno straccio di tirocinio. Chissà
Spero davvero il meglio per te, innanzitutto mandami il CV :-)
è evidente che la maggior parte delle aziende alimentari siano piccole a conduzione familiare e non sanno a chi rivolgersi
la figura del tecnologo alimentare è nuova nessuno sa chi sia e cosa faccia di preciso nemmeno chi si iscrive al corso di laurea sa dove andrà e cosa farà finito il percorso di studio si potrebbe dire lo stesso per un agronomo o un enologo?
Magari un Biologo può aprire uno studio e tra una dieta e l'altra fare qualche manuale haccp o qualche etichetta e farsi un nome e un po di esperienza
io ad esempio mi sono laureato in tecnologie alimentari a febbraio ho sostenuto l'esame di stato a giugno e ho mandato cv proponendomi per un periodo di praticantato, speravo mi potessero insegnare il mestiere e che mi potessero aiutare anche in futuro, anche a persone che non abitano vicino a me e che non si sentissero minacciati per una possibile concorrenza futura ancora sono in cerca.
Poi se vogliamo raccontarci tra di noi la favola che la laurea in tecnologie alimentari e molto spendibile e siamo i meglio fighi facciamolo ma non mi sembra prorio