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mi capita sempre di più di vedere manuali di 10, 20 e anche 30 pagine relativi alle Procedure di Gestione dei Metal Detector, Sistemi a Raggi X, Selezionatrici Ponderali, rilasciati dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) Estera, come Tesco e Marks & Spencer.
Sono molto interessanti, dicono cose molte volte corrette ed alcune forse "pilotate" dai costruttori di questi strumenti, ma sostanzialmente sono complete ed indubbiamente spingono ad una gestione e conduzione più attenta di questi strumenti.
Se guardiamo, invece, cosa dicono e scrivono BRC Global Standards, International Featured Standards (IFS), per non parlare dei capitolati della GDO nazionale, in forse 50 righe "risolvono il problema".
Voi cosa ne pensate?
Oggetto: Code of Practice Metal Detector e Raggi X - Tesco - M&S
Premetto che non ho esperienze con i Gruppi da te menzionati, pertanto non conosco (anche se credo di poter immaginare) il contenuto dei manuali a cui fai riferimento.
Di primo acchito, leggendo quanto scrivi, mi pare d'intendere che si tratti di quelle che vengono comunemente definite Best Practices (in italiano, Buone Prassi) e che forniscono agli Operatori del Settore Alimentare (OSA), seppur con un certo grado di flessibilità, un modus operandi al fine di migliorare la gestione di determinati processi e/o fasi di processo; nella fattispecie di strumenti quali: Metal Detector, Sistemi d'Ispezione a Raggi X, Selezionatrici Ponderali, etc.
Diversa cosa, invece, sono gli Standard a cui ti riferisci. Essi non costituiscono Linee Guida, bensì rappresentano un insieme di criteri comuni, definiti requisiti, a cui le aziende debbono uniformarsi se intendono aderire allo specifico Standard.
Si tratta di una differenza che potrebbe apparire minima, per non dire evanescente, ma nella realtà dei fatti è piuttosto concreta. O perlomeno così dovrebbe essere... Trovo, infatti, sempre più frequente il riferimento a casistiche specifiche, che tendono a sfociare in dictat da parte di taluni Auditor (specie i meno preparati) correndo il rischio di far perdere l'arbitrarietà di cui, a mio avviso, dovrebbe godere uno Standard per definirsi tale; con la nefasta conseguenza di gravare sull'azienda o, nella peggiore delle ipotesi, causare la perdita di vista dell'unico vero obiettivo dell'OSA: la salubrità del prodotto finito.
Personalmente ritengo che, le Best Practices siano un buon punto di partenza per l'OSA (specie per le piccole/piccolissime realtà), ma che proprio in virtù del carattere generalista, necessitino di una contestualizzazione, pena la perdita di coerenza con la realtà operativa e, conseguentemente, l'utilità.
Tu, invece, cosa ne pensi?
Ti ringrazio per lo spunto che hai fornito e spero di leggere presto anche i pareri di altri amici qui su TAFF.
come sempre sei "quasi perfetto", condivido pienamente quello che dici anche se mi capita sovente di vedere aziende certificate IFS e/o BRC che nonostante abbiano fatto tutto quanto è previsto da HACCP, ISO, etc. per la gestione, condizione monitoraggio etc etc. di questi strumenti sono "costretti" a seguire queste comunemente chiamate COP (Code of Practices) pena, durante gli Audit di codeste Società, di subire non conformità più o meno gravi, rischiando a volte di perdere il cliente.
Quindi mi viene da pensare che se è vero, come tu dici (io sono d'accordo), che gli Standard non costituiscono Linee Guida, bensì rappresentano un insieme di criteri comuni, definiti requisiti, a cui le aziende debbono uniformarsi se intendono aderire allo specifico Standard questo dovrebbe essere valido anche per la gestione degli strumenti.
Invece mi pare di vedere che questi Standard, sempre in riferimento allo specifico argomento ovviamente, stanno perdendo la loro identità e valenza, sostituiti pian piano da queste "nuove regole" a cui attenersi.
Buona Serata
Parole chiave (versione beta)
operatore settore alimentare, metal detector, requisiti, selezionatrice ponderale, raggi x, processo, gdo, brc, ifs, prodotto, grande distribuzione organizzata, certificato ifs, monitoraggio, audit, ispezione, haccp, non conformita, rischio