Influenza dell'argomento di tesi sugli sbocchi lavorativi
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dopo anni di studio, finalmente mi avvio a laurearmi in scienze tecnologie alimentari....e qui nasce il il mio dubbio..
dovendo scegliere la materia per la tesi, mi chiedevo se la mia scelta potrà influire poi nel mondo lavorativo.
Volevo quindi chiedervi se secondo voi esiste una materia o comunque un ramo di studi (microbiologia, economia, sicurezza e qualità ec..) che mi potrà aprire più porte in ambito lavorativo...
Lo so, non è una domanda semplice.. spero possiate esseremi d'aiuto anche riportando la vostra esperienza personale col mondo del lavoro..
Ciao e grazie in anticipo.
Luca
Oggetto: Influenza dell'argomento di tesi sugli sbocchi lavorativi
E' una domanda che mi sono posto anch'io. Anch'io come te devo ancora pensare alla materia di tesi, ma ho deciso di concentrarmi di più su "cosa voglio approfondire". Semplicemente seguendo l'istinto nella scelta, ciò che a pelle mi piace di più e su cui spenderei con piacere tempo , forza ed energie.
Ho letto qua e là (anzi, credo in una delle interviste della rubrica "I tecnologi si raccontano", ma potrei sbagliarmi) che l'argomento di tesi può influire in qualche modo se decidessi di intraprendere la carriera nel mondo della ricerca e dell'insegnamento ma che in un colloquio lavorativo contano di più la conoscenza di una o più lingue straniere e le caratteristiche comportamentali.
Ma soprattutto trovarti al posto giusto al momento giusto, in linea cioè con gli obiettivi dell'azienda presso cui vorrai candidarti.
Se potessi darti un consiglio ti direi di scegliera la materia in base a quale macro-area del campo delle tecnologie alimentari ti affascina di più:
Produzione, Controllo Qualità, Ricerca e Sviluppo.
come giustamente affermi, la questione non è semplice. O meglio, data la natura soggettiva dell'argomento, che comunque ritengo interessante e che credo sia condiviso da molti tuoi coetanei, risulta estremamente difficile fornire una risposta neutrale, che non sia in qualche modo viziata da una interpretazione personale.
E' infatti assai diffusa la tendenza all'omologazione e a rendere le proprie esperienze personali come verità assolute, applicabili a qualsiasi contesto.
Ciò che occorrerebbe fare, al fine di non scivolare nel banale (e quindi inutile), sarebbe: raccogliere ed analizzare dati oggettivi relativi al panorama lavorativo odierno; rapportando l'argomento di tesi dei soggetti analizzati con il rispettivo ambito occupazionale.
Tuttavia, anche in questo caso, la probabilità d'incorrere in errori grossolani sarebbe molto elevata. Occorrerebbe definire, a mero titolo d'esempio, cosa effettivamente prendere in considerazione: solo la prima occupazione o l'intero iter professionale del campione analizzato?
Come puoi immaginare, le variabili che occorrerebbe prendere in esame per poter rispondere con un minimo di serietà alla domanda sono molteplici e, obiettivamente, credo si tratti di un'analisi al di fuori dalla nostra portata.
Mi limito, pertanto, a riportarti un mio personalissimo parere, per certi aspetti in linea con quanto espresso da consule (che, a proposito, saluto e ringrazio di cuore per la partecipazione alle discussioni del Forum), che spero possa esserti di stimolo per riuscire a trovare autonomamente una valida risposta.
Credo che l'argomento di tesi, di per sé, difficilmente possa influire sul successivo percorso professionale. Perlomeno nel contesto attuale.
Ritengo, invece, che la personale Passione e Consapevolezza nei confronti di un argomento (nello specifico quello di tesi), possano costituire un eccellente substrato su cui far fiorire un'occupazione attinente... E ciò non significa di dover necessariamente ricorrere al tradizionale lavoro subordinato.
Credo che di fronte alla Determinazione e alle Capacità del singolo, poco possano il "mercato" del lavoro ed i suoi sostenitori.
Volutamente ho utilizzato il termine "mercato" con un'accezione negativa.. Ritengo infatti che il lavoro, per sua stessa definizione, non possa essere mercanteggiato. Semmai è il frutto del lavoro ad essere oggetto di mercato. E, tornando alla tua domanda, su quest'ultimo aspetto credo possa essere utile soffermarsi a riflettere.
Ti saluto cordialmente e ti faccio un grosso in bocca al lupo!
Giulio
Giulio, volevo approfittare del tuo intervento per fare una domanda, credo abbastanza pertinente con l'argomento della discussione. A te ma anche a chiunque vorrà rispondermi.
Come al solito ho provato a dare un mio contributo ma le domande di questo forum sono sempre non alla mia portata: richiedono conoscenze specialistiche che ancora non possiedo o esperienze nel mondo del lavoro. Spero di rifarmi un giorno.
Detto questo, la domanda è:
Un giorno ho parlato ad una mia insegnante del mio obiettivo di diventare consulente in campo alimentare e la sua immediata risposta è stata: allora deve fare un buon tirocinio!
Premesso che mi è abbastanza chiaro il fatto che prima di esercitare la libera professione occorrano anni e anni di esperienza e di pratica; a cosa credi si riferisse la mia insegnante? (Stringere legami con qualcuno? Trovare qualcuno che fin da subito mi spieghi come giri una società di consulenza? Essere affiancato da un consulente che mi dia dritte e consigli? O cosa? )
E soprattutto , cos'è un buon tirocinio?
[Influenza del tirocinio sul percorso professionale]
Grazie mille a Consule e a Giulio per i preziosi consigli.
Ho contattato alcuni professori ponendogli gli stessi dubbi che ho riportato qui sul forum.
Anche loro hanno ammesso che la materia e l'argomento della tesi, difficilmente influiscono sull'impiego del futuro laureato..a meno che non si voglia intraprendere un percorso lavorativo all'interno dell'università.
Avendo scelto la materia, ora mi devo decidere se farla sperimentale o compilativa:
Pro sperimentale: imparare qualcosa di laboratorio.
Pro compilativa: decisamente più veloce ( visto che non sono più giovanissimo )
cerca di laurearti il più presto possibile ...le occasioni occupazionali si stanno diluendo sempre più.
Pre la pratica di laboratorio, penso che no ti sia difficile ottenere di mettere di tanto in tanto il naso nel laboratorio della cantina in cui lavori.
Prima di rispondere alla tua domanda, utilizzerò una piccola metafora per chiarire che, qui su Talkin'about Food Forum, tutti noi (e con "noi" intendo: lo Staff; tutti gli utenti registrati passati, presenti e futuri, ivi compresi coloro che hanno visitato anche una sola volta nella propria vita e in modo del tutto casuale, fugace ed anonimo questo forum on-line, magari leggendone distrattamente qualche frammento alla ricerca disperata dell'ennesima informazione cotta ma soprattutto già digerita), consapevoli o meno, volenti o nolenti, siamo chiamati ad apportare il nostro personale contributo a questo grande Progetto che vede come fine ultimo la diffusione delle Scienze e Tecnologie Alimentari attraverso il Web.
Assumendo che TAFF sia una sorta di edificio in continuo mutamento e sviluppo, tutti noi siamo coinvolti nella sua costruzione, manutenzione e rifinitura. E' chiaro che ognuno contribuirà sulla base delle proprie peculiarità e del tempo che sarà in grado di dedicare: vi sarà chi si occuperà della progettazione e dello sviluppo, chi della posa degli elementi strutturali, chi ne valuterà la resistenza statica e dinamica, chi apporterà elementi ornamentali o comunque astrutturali, ma non per questo meno importanti; vi saranno poi coloro che preferiranno limitarsi a visitare l'edificio, popolandone le stanze, ammirandone le fattezze e, perché no, criticandone (costruttivamente, resta inteso!) gli aspetti migliorabili.
Tutte le summenzionate figure, risultano parimenti importanti nell'evoluzione complessiva del Progetto.
Pertanto, caro consule, non sentirti fuori luogo, ma anzi... sii propositivo. Stai (e così come te, tanti altri amici che si sono uniti alla nostra piccola realtà Web) facendo un ottimo lavoro! Ti invito a leggere con attenzione le Le Regole Auree di Talkin'about Food Forum (in particolar modo il punto 1), capirai tu stesso che, di per sé, non esistono argomenti banali da affrontare. Le Scienze e Tecnologie Alimentari sono una disciplina estremamente vasta e complessa, per cui anche tematiche apparentemente scontate (come le materie propedeutiche dei primi anni di Università) possono sempre tornare utili a qualcuno.
Alla luce di ciò, invito te e chi ci legge ad abbandonare ogni indugio e ad aprire autonomamente nuove discussioni, affrontando sempre nuove tematiche e contribuendo così a creare un bacino da cui chiunque possa attingere liberamente informazioni tecnico-scientifiche legate al Food & Beverage.
Bene, chiedo venia per lo spazio che ho sottratto al tema della discussione, ma reputo si tratti di concetti fondamentali che ho il dovere di chiarire e diffondere.
Venendo alla tua domanda: purtroppo non conosco cosa di preciso intendesse la tua insegnante, pertanto il mio primo consiglio è di provare ad approfondire direttamente con lei. Se è stata cortese alla prima occasione, non vedo per quale ragione non dovrebbe esserlo alla seconda. Non temere di sembrare banale: ognuno di noi, ivi compresi i docenti, è stato studente ed ha avuto numerosi dubbi.. Del resto, ma questa è la mia personalissima opinione, chi dichiara di non nutrire dubbi: o mente spudoratamente (in primo luogo a sé stesso), o è oltremodo miope.
Per quanto mi riguarda, posso limitarmi a ribadire l'importanza della pratica come naturale coronamento della teoria. Come ho avuto modo di specificare in più di un'occasione, trattasi di concetti che non si escludono, ma si completano... Entrambi ugualmente importanti e fortemente interconnessi.
Ritengo non esista libro, né docente, né Master, che siano - da soli - in grado di trasmettere l'essenza della realtà... E' necessario imbattersi nelle problematiche e scontrarsi con quelle difficoltà oggettive e soggettive che rendono la realtà tanto effimera. Possiamo ricorrere al role-playing, adottare testi estremamente approfonditi, ma fintanto che non ci scontriamo con la realtà difficilmente riusciamo ad avere una visione omnicomprensiva.
Poi, per carità, non è nemmeno corretto generalizzare... Salgari, nei suoi romanzi, è riuscito a descrivere con un'incredibile dovizia di particolari luoghi in cui non era mai stato, basandosi semplicemente sulle nozioni apprese in biblioteca.
Generalmente, comunque, la prassi è la seguente:
1. studiare (parte teorica)
2. apprendere la professione, mediante tirocini seri e lavorando alle dipendenze (parte pratica)
3. esercitare l'attività di consulenza (Libera Professione)
Bene, come diceva una vecchia pubblicità: <<Me cala la palpebra!>>
Si è fatto tardi, spero di averti fornito sufficienti spunti.