Secondo la legislazione attuale, nessun OSA (operatore del settore alimentare) e' piu' esentato dal mettere in atto un sistema di autocontrollo (a mio avviso giustamente). Per quanto riguarda la possibilita' di redigere dei piani semplificati, il legislatore non ha fatto altro che ratificare quello che farebbe un bravo tecnologo alimentare adottando buonsenso e raziocinio.
Voglio riallacciarmi al problema della semplice raccolta delle mele. Per quanto siano alimenti "autoprotetti", dire che non vi siano rischi e' piuttosto azzardato. Avete mai pensato a problemi dovuti alla mancanza del rispetto dei tempi di carenza dei fitofarmaci? E alla presenza di malattie infettive degli operatori? E all'igiene dei contenitori e/o dei mezzi di trasporto?
Un buon sistema di autocontrollo e' fatto "sul processo", piccolo o grande che sia e di conseguenza deve riportare "tutto quanto possa ledere alla salute del consumatore", sia esso chimico, microbiologico, fisico, etc.. Mi viene da ridere quando vedo dei colleghi pseudo-burocrati che si appigliano alla 2073 o ad altre norme settoriali dicendo "Ma la normativa non lo prevede!"; andatelo poi a raccontare a un giudice!!!
Un bravo tecnologo alimentare ha tutte le conoscenze per far si che anche la micro-micro-micro azienda possa avere un piano di autocontrollo efficace con costi sostenibili. Il problema maggiore e' che il nostro mestiere lo fanno sempre piu' dei semplici burocrati che hanno frequentato qualche sedicente "corso abilitante" di qualche ora e si sentono "esperti del settore".
Scusatemi per lo sfogo, ma con la salute non si scherza!!!