Buonasera a tutti,
mi permetto d'intervenire in questa vivace discussione, recentemente avviata dall'utente Ila1977, a cui porgo un caloroso benvenuto!
L'auspicio é sostanzialmente duplice:
- tentare di contribuire - nel mio piccolo - ad una costruttiva trattazione di un argomento che, a giudicare dal ciclico ripresentarsi della questione (seppur con declinazioni risibilmente diverse), é sicuramente attuale e d'interesse per molti di noi
- agire in via preventiva, evitando quelle piccole incomprensioni che potrebbero sfociare in inutili/improduttivi diverbi, che fino ad oggi abbiamo tenuto a debita distanza da questa nostra piccola Comunità Web.
L'invito é sempre alla riflessione ed alla calma, virtù - quest'ultima - sempre più rara in tempi foschi come quelli che stiamo vivendo.
Detto ciò, procederei per gradi, ringraziando anticipatamente per la pazienza chiunque leggerà questo mio lungo intervento.
Il dubbio, legittimamente espresso dall'amica Ila1977, deve essere a mio avviso analizzato nel modo più possibile oggettivo/obiettivo e pertanto spogliandoci della veste di Tecnologi Alimentari (Figura Professionale peraltro disciplinata in Italia dalla Legge n°59 del 18/01/1994), ma soprattutto delle nostre vicissitudini personali.
Ciò non significa che non siano da prendere in considerazione le singolarità/soggettività, che sono convinto rivestano un ruolo fondamentale per ciascuno di noi; tuttavia, non essendo universalmente applicabili, temo non possano risultare particolarmente utili ai fini del presente dibattito.
Nonostante mi trovi sostanzialmente concorde con le idee di fondo espresse nelle precedenti dichiarazioni (anche se magari avrei optato per espressioni meno perentorie), avrei alcune osservazioni che proverò ad esporre di seguito.
In primo luogo desidero sottolineare la sostanziale differenza tra i concetti di Ordine Professionale ed Associazione, in quanto perseguenti differenti finalità, nonché gerarchicamente diversi. Nonostante la parola Ordine Professionale costituisca in un certo senso un sottoinsieme della parola Associazione, i due concetti non sono sovrapponibili.
Dal vocabolario Treccani leggiamo:
- Associazione: unione di più persone che si propongono di perseguire uno scopo comune
- Ordine Professionale: associazione pubblica obbligatoria fra tutti coloro che esercitano una Libera Professione, per il cui esercizio é richiesta una Laurea o un Diploma, istituita allo scopo di tutelare, disciplinare e regolare l'esercizio della Professione stessa.
Come si può evincere da quanto sopra riportato, l'oggetto di tutela non sono i propri iscritti (NB: la parola "associati", quantomeno nell'accezione comune, é concettualmente errata), bensì l'Esercizio della Professione stessa e conseguentemente la Collettività, in quanto fruitrice (direttamente o indirettamente dell'Opera prestata dal Professionista).
<< Ma tutelare da cosa? >> Potrebbe d'impulso chiedersi qualcuno. Da tutta una serie d'insidie provenienti da molteplici fronti, siano esse di natura "esogena" (ovverosia esterna all'Ordine), come a mero titolo d'esempio l'abuso di Professione, sia "endogena" (ovverosia interna all'Ordine), vedi ad esempio eventuali Professionisti che, pur essendo regolarmente iscritti all'Albo, si siano resi colpevoli di atti in grado di nuocere alla Collettività, o comunque di comportamenti lesivi nei confronti dell'Istituzione che essi, in quanto iscritti, rappresentano.
Sebbene quanto poc'anzi esposto possa - ad una frettolosa lettura - apparire irrilevante, così non é; in quanto rappresenta l'elemento distintivo dal mero corporativismo fine a sé stesso. Corporativismo inteso nella sua accezione negativa, che sempre stando alla Treccani, denota quegli "atteggiamenti e comportamenti di piccoli gruppi chiusi a difesa dei propri interessi e privilegi di categoria".
A mio modo di vedere le cose, l'Ordine dovrebbe essere inteso come qualcosa di più nobile ed alto, funzionale ad una Società che ambisca ad evolvere.
Se poi, nel corso della Storia non sia andata sempre così e si sia assistito talvolta ad Ordini Professionali che, in virtù dell'ottusità di taluni appartenenti, abbiano agito in modo differente (magari privilegiando gli interessi dei pochi, rispetto a quelli dei più), questa é un'altra questione, la cui trattazione finirebbe inevitabilmente per portarci fuori tema.
Mi trovo pienamente concorde, invece, quando si afferma che la propria Professionalità si costruisce con anni di studio e di duro lavoro. Imparando ad essere umili ed a chiedere a coloro che inevitabilmente sono più esperti di noi. Mettendo da parte l'orgoglio, la presunzione e tutti quei pregiudizi (anche se forse sarebbe più indicato definirli "dogmi") che possano essersi subdolamente radicati in noi; comprendendo che - di per sé - il Titolo di Studio (figuriamoci quei mini-Corsi di qualche ora, tanto in voga oggi, che sono frutto della sottocultura del "Mordi e Fuggi") non comprova alcunché, se non é il risultato di un lavoro serio, costante e continuativo di costruzione e manutenzione (facciamo sentire un pò a proprio agio la nostra amica Ingegnere Edile :-P ).
Per il resto, vale quanto anticipato sia da rhoxina che Giuseppe89, le dichiarazioni dei quali - se lette con attenzione - denotano punti di convergenza: il percorso é tortuoso, accidentato ed in salita, ma non é impossibile. L'importante è metterci la giusta dose di Passione e tentando di non ridurre la scelta ad una sorta di ripiego.
Una volta ho sentito la storia di un ragazzo che, per la precoce scomparsa del padre, si é visto costretto ad abbandonare frettolosamente gli studi ed inziare a lavorare col solo diploma di un Istituto Tecnico. Senza dire nulla ad acluno, il ragazzo si é iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, dedicandosi con costanza e determinazione allo studio. Studiava meticolosamente le Norme, cercando di contestualizzarle all'ambito in cui lavorava. Un brutto giorno, un cambiamento ai vertici della Realtà presso cui lavorava, fu all'origine di un repentino mutamento di politiche aziendali: senza tanti giri di parole, egli riceve la minaccia di licenziamento accampata sulla base di una presunta necessità di disporre di una Laurea per la posizione occupata. Affrontando con determinazione il proprio interlocutore, egli rispose: << Ora sono laureato >>. Il ragazzo é cresciuto.. é diventato un Uomo ed é divenuto uno dei maggiori Avvocati in ambito Agroalimentare.
Il mio auspicio é quello di vedere un giorno il nostro meraviglioso Paese risorgere dalle proprie ceneri, più forte e vitale che mai. Poter vivere in una Società coesa, virtuosa, lungimirante... In cui ciascuno sia nella condizione di esercitare la Professione che ama, collaborando attivamente insieme agli altri Professionisti, per il conseguimento dell'obiettivo comune: la costruzione del Futuro nostro e di chi verrà.
Ma forse tutto questo é soltanto un sogno; perché per poter risorgere - lo sappiamo tutti quanti - é necessario il Sacrificio... concetto, quest'ultimo, per il quale forse non siamo ancora preparati.
Bene, da parte mia é tutto. Spero di aver offerto qualche spunto su cui riflettere insieme.
Grazie ancora per la pazienza ed in bocca al lupo!
Un caro saluto,
Giulio De Simoni
Talkin'about Food Forum
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