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Buon giorno a tutti. Il quesito che vi pongo oggi è il seguente: tra le varie certificazioni (ISO 22000, BRC, IFS) come scegliere? Mi sono informato e ho sentito diverse campane. Qualcuno dice che nel settore alimentare, per chi vende alla GDO, è necessario essere in possesso della BRC o IFS, mentre invece la ISO 22000 è cosa marginale, generalmente non richiesta. In azienda attualmente si è in possesso della ISO 9001:2008 e in programma c'è il passaggio ad una nuova certificazione. Si tratta di un'azienda artigiana con pochi dipendenti e quindi pensavo alla ISO 22000 (meno impegnativa), ma non vorrei che fosse inutile.. Cosa ne pensate? Grazie
vado un pò di fretta, quindi per ora mi limito a segnalarti una discussione in qui si parlava proprio d'utilità delle certificazioni (specie in tempi di "vacche magre") e di scelta tra i differenti standards: Certificazione in tempo di crisi..
Stasera, con più calma, cercherò di risponderti.. Nel frattempo ti dico che, a quanto so, la certificazione ISO22000non è meno impegnativa di una BRC o di una IFS.
vado un pò di fretta, quindi per ora mi limito a segnalarti una discussione in qui si parlava proprio d utilità delle certificazioni (specie in tempi di vacche magre ) e di scelta tra i differenti standards: Certificazione in tempo di crisi..
Stasera, con più calma, cercherò di risponderti.. Nel frattempo ti dico che, a quanto so, la certificazione ISO22000non è meno impegnativa di una BRC o di una IFS.
Poiché lavoro per un Ente di Certificazione famoso nel
settore alimentare, ma del quale non posso fare il nome per questioni di privacy,
posso riportarvi la mia personale esperienza, derivante dal contatto quotidiano
con problematiche di questo genere.
BRC ed IFS sono sostanzialmente standards di certificazione “customer-oriented”
e scaturiscono perciò dalla necessità di rispondere a richieste specifiche da
parte dei retailers che, se non arrivano ad obbligare, quanto meno inducono
progressivamente l’azienda ad adeguarsi a questo tipo di certificazione, pena l’intensificazione
degli audits di seconda parte che i retailers stessi effettuano a carico dei
fornitori: in sostanza, se lavori per parecchi clienti GDO e non solo e non
vuoi avere lori ispettori in casa ogni due per tre, ti conviene certificarti,
questo è il messaggio non scritto di fondo…
Parlando invece di ISO 22000, io personalmente la ritengo
una norma decisamente più completa, flessibile e quindi utile per l’intero
comparto alimentare (non solo per food propriamente detto, ma anche packaging o
macchine alimentari…), se non altro perché l’approccio come norma “ISO” è
positivamente meno schematico e più facilmente calzante a ciascuna specifica
realtà aziendale, anche la più piccola e “particolare”…come giustamente
sostiene giuliosurf, d’altra parte, la ISO 22000 non è affatto più semplice e
meno impegnativa da implementare rispetto a BRC o IFS in quanto, in quest’ultimo
caso, è sufficiente che l’azienda sia conforme ai requisiti puntuali previsti
dagli standards, mentre la ISO 22000 prevede un approccio integrato e più
complesso alla questione sicurezza alimentare (in termini ad esempio di individuazione
e corretta gestione dei PRP, PRP operativi, SSOP, ecc.), quindi non soltanto un
mero rispetto di punti di una fredda checklist, la ISO 22000 è indubbiamente norma
molto più “viva” ed interpretabile, a tutto vantaggio dell’effettivo risultato
di sicurezza alimentare e quindi anche di maggiore qualità produttiva per l’azienda.
Rimane però il fatto, e su questo al momento attuale non ci
piove, che la ISO 22000 non è attualmente molto diffusa ed applicata, o
comunque lo è molto meno rispetto a BRC-IFS, semplicemente per il fatto che
questi ultimi due sono richiesti dal mercato, ed un’azienda per vendere è più
che ovvio che si adegui; tuttavia, dal mio punto di vista la ISO 22000 rimane
norma molto più completa ed utile per gli scopi di sicurezza alimentare che ci
si prefigge (notare che questi non sono gli unici scopi di BRC-IFS, che hanno
invece una parte rilevante relativa alla gestione dei rapporti contrattuali con
i clienti), per cui personalmente rimango nonostante tutto convinto che sarà
questa la vera norma del futuro in tutto il comparto alimentare…
…o ancora meglio della ISO 22000, esisterebbe anche la norma
che da essa è nata e si è sviluppata, con l’aggiunta dello standard inglese PAS
220: il frutto di questa unione è stata la norma FSSC 22000:2009, la cui
finalità è quella di chiarire, integrare e quindi migliorare alcuni degli
aspetti già trattati dalla ISO 22000 (tra cui, ad esempio, le rilavorazioni, le
procedure di ritiro-richiamo del prodotto, lo stoccaggio, la difesa del
prodotto da possibili attacchi esterni): considerando che questa norma è stata
sviluppata in collaborazione con grandi gruppi alimentari internazionali, tra
cui Danone, Kraft, Unilever e Nestlé, se lavorate e/o collaborate con almeno
uno di questi gruppi, è più che probabile che un’eventuale certificazione a
fronte dell’FSSC 22000 sia più che apprezzata e riconosciuta dal cliente (come
infatti sta già accadendo)…
Spero comunque di aver fornito un contributo, per quanto
modesto, ma possibilmente utile alla discussione in corso…ciao!!
Finalmente sei dei nostri... Era da parecchio tempo che ti corteggiavo! ;-)
Scherzi a parte, desidero ringraziarti pubblicamente per la risposta che ho trovato molto curata e soprattutto avvalorata dalla tua posizione di certificatore. Infatti, lavorando dall'altra parte della "barricata", hai apportato alla discussione un punto di vista differente e pertanto estremamente importante.
Condivido in pieno quanto affermi, anche se sulla ISO 22000 resto un pò scettico. Ed in parte lo sono proprio per il motivo che citavi nel tuo intervento. A quanto pare l'obiettivo primario della ISO 22000 è la sicurezza igienico-sanitaria dell'alimento, ma per questo esiste già la Normativa cogente... Dando quindi per scontati i requisiti di salubrità dell'alimento, poichè previsti dalla Legge, credo che le aziede italiane, generalmente carenti da un punto di vista squisitamente strutturale ed organizzativo, dovrebbero focalizzare la propria attenzione proprio sull'aspetto della Qualità Totale ed in particolare al miglioramento della strutturazione e della gestione aziendale.
Ti ringrazio molto, Giulio, per il benvenuto e per la stima, anche a me comunque fa molto piacere poter prendere parte a queste interessanti e costruttive discussioni sul nostro “pane quotidiano”…in tutti i sensi ;-))!!!
Ma venendo a quanto dici relativamente alla normativa cogente in materia di sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti, a parte il fatto che si tratta comunque di una legislazione variabile a seconda del paese all’interno del quale l’azienda produce (mentre lo scopo di uno “standard” dovrebbe proprio essere quello di “standardizzare” e dunque riuscire a controllare meglio in qualunque parte del mondo ci si trovi la propria attività produttiva; a quanto ne so, ad esempio, succede che le stesse ASL effettuino controlli leggermente diversi a seconda della regione italiana nella quale operano…), poiché stiamo parlando, sia nel caso degli standards BRC-IFS, sia nel caso della ISO 22000, di certificazioni di carattere volontario, per cui è insito nella propria natura che aggiungano parametri più restrittivi alle norme cogenti di base: la normativa italiana, ad esempio, a seguito del cosiddetto “pacchetto igiene” del 2004, obbliga le aziende ad elaborare e a mettere in atto un sistema di autocontrollo basato su studi HACCP del proprio processo produttivo, ma il manuale di sicurezza alimentare, che deve costituire il fondamento documentale di un sistema certificato ISO 22000, è ben più complesso e strutturato di un semplice manuale HACCP (aspetto che sottolineo sempre alle aziende interessate alla ISO 22000: per poter conseguire la certificazione, non è sufficiente che l’azienda disponga di un manuale HACCP!!!), tant’è che la ISO 22000 si sofferma tantissimo sui prerequisiti strutturali ed operativi alla produzione, in termini di adeguatezza delle strutture sì, ma anche di adeguata preparazione ed organizzazione del personale per perseguire l’obiettivo di sicurezza. La normativa cogente, ad esempio, non ti obbliga al rispetto di un adeguato layout produttivo, che è invece indispensabile sia per la ISO 22000, che per BRC-IFS.
Certo comunque che il concetto di “Qualità Globale” come dici tu è molto bello ed importante, tuttavia io continuo a ritenere che non si possa soddisfarlo semplicemente rispettando la conformità ad una prolissa lista di requisiti, ma piuttosto con un approccio più integrato ad essa, un approccio a mio avviso più sulla dimensione “ISO”…ciao, e buon lavoro tecnologico a tutti !!!
ho letto con
interesse l’intervento dimirkovica cui porgo un
caloroso benvenuto!!
Sicuramente
nonostante la ISO 22000 sia stata adottata da molti grandi marchi italiano non è
ancora molto diffusa, anche a causa della forte concorrenza e predominio dei cosiddetti
standard retailer IFS,BRC,SQF.
Secondo me lo
standard ISO 22000 può e potrà essere di straordinaria utilità alle aziende del
food per quel che riguarda la sicurezza del Consumatore e ancora molto avrà da
offrire.
È diffusa l’opinione
che sia necessario l’assenso del GFS Global Standard for Food Safety, nonché l’appoggio dei retailer perché questa posta trovare più largo sviluppo.
Tuttavia mi
preme evidenziare quello che è già emerso dai post precedenti che la ISO 22000
rispetto agli standard concorrenti è applicabile in tutte le fasi della
filiera, mentre BRC, IFS sono finalizzati più alla produzione e alla
distribuzione e non si concentrano ad esempio sulla materia prima, azienda
agricola, stalla ….
Insomma la
normativa in esame garantisce quello che viene chiamato “l’approccio integrato alla
filiera”, comunicazione tra tutte le parti, “outsourcing”o scambio di informazioni
tra tutte le parti coinvolte direttamente o indirettamente nella produzione.
La ISO 22000
riconosce che i problemi di sicurezza alimentare possono avere origine in ogni
punto della filiera e pone molta attenzione sulla comunicazione organizzata e
strutturata, sullo scambio di informazione tra tutte le parti coinvolte.
Inoltre non
contrasta, né alleggerisce i requisiti BRC o IFS, anzi ne facilita l’approccio
perseguendo all’armonizzazione dell’intero sistema di gestione con conseguente
facilità di applicazione da parte dell’Organizzazione.
In secondo
luogo la ISO 22000 è integrabile con le altre norme ISO esempio ISO 9001
(requisiti della documentazione, Responsabilità della Direzione) con vantaggio immediato
…
Ringrazio anche Marco per il caloroso benvenuto !!
Verissimo ciò che dici in termini di applicabilità
decisamente migliore della norma ISO 22000 all’intera filiera produttiva e
distributiva, anche a monte del tanto bistrattato stadio della
lavorazione/trasformazione, ma è ovvio che i retailers che richiedono/pretendono
la certificazione BRC o IFS ai propri fornitori danno per scontato che dovranno
essere proprio gli stessi fornitori di prodotti finiti ad occuparsi dei
controlli delle materie prime che acquistano per ottenere quei prodotti; d’altra
parte questi aspetti sono compresi all’interno degli stessi standards nei
paragrafi riguardanti le procedure di selezione e qualifica dei fornitori.
Un’eccezione a quanto correttamente riportato da Marco è
tuttavia rappresentata dallo Standard Globalgap (ex-Eurepgap), che va a
costituire una sorta di BRC o IFS applicato alla produzione primaria, sempre
spesso e volentieri in ottica GDO; anche qui per esperienza personale posso
dire che si tratta di una tipologia di certificazione, finalizzata all’ottenimento
di una materia prima, agricola o non,
particolarmente sicura dal punto di vista igienico-sanitario per via delle
modalità controllate con cui viene prodotta, che sta riscuotendo un ottimo
successo e diffusione nel comparto della produzione primaria.
Ciao, mirkovic hai perfettamente ragione lo standrad Globalgap è quello che permette l'iterfacciarsi tra prodotto agricolo e conusmatore finale o industria di trasformazione garantendo la qualità igienico sanitaria fin dal campo o dalla stalla e come guistamente specificato riguarda la produzione primaria. Anche in questo caso però il protocollo Globalgap non si occupa di tutta la filiera, è sicuramente un ottimo biglietto da visita per il prodotto primario, ma nel caso dell'indutria di trasformazione deve essere affinacato ad un altro standard. Ciao