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In occasione ad un audit della regione abbiamo trattato l'argomento del controllo aflatossine nel latte al ricevimento.
Questo controllo secondo me è un CCP dato che successivamente a questo, non c'è alcuna fase successiva che elimini il pericolo o riduca la probabilità di comparsa (nè la pastorizzazione, nè la lavorazione del latte compresa la filatura lo eliminano).
Secondo i 5 veterinari presenti per essere trattato come CCP si dovrebbe controllare ogni cisterna scaricata.
Il fatto è che così dovrebbe essere, se non vi fosse una legge in ambito regionale ( Veneto) che indica una frequenza in questo controllo che è quindicinale sul latte di ciascun giro di raccolta a patto che non si superino i 30 ppt di concentrazione . se questi sono superati si procede all'analisi settimanale e delle stalle facenti parte del giro di raccolta.
Io dico: se c'è qualcuno (dall'alto) che ha stabilito una frequenza e quindi ha dato precise indicazioni, significa che se i controlli che si fanno la rispettano, allora il pericolo è sotto controllo ( non eliminato ovviamente, nessuna operazione può garantire un eliminazione del pericolo al 100%, pastorizzazione compresa).
in sintesi : se io rispetto la frequenza stabilita per legge, posso considerarlo un CCP senza dover controllare tutti gli arrivi?
discorso diverso se non ci fosse una legge che impone una frequenza: in questo caso dovrei controllare tutti gli arrivi del latte per poterlo considerare un CCP.
Volevo un Vostro parere: in base a questo lo considerereste un CCP?
Ciao! ^__^ per quanto riguarda la frequenza del monitoraggio e il controllo degli arrivi mi verrebbe da "dirti" di basarti anche sulle statitistiche perecedenti per quello che riguarda le non conformità delle aflatossine nel tuo caseifico e dei tuoi fornitori. Prometto però di documentarmi meglio e farti sapere... Il perchè considerare il "Controllo aflatossine" un CCP è semplice, come tu giustamente affermi, l’AM1 è resistente alla pastorizzazione,alla sterilizzazione,filatura... Il latte in ingresso rappresenta quindi, la fonte di contaminazione maggiore per l’AM1, pertanto il monitoraggio per questo CCP è rappresentata dall’analisi del latte in ingresso,cisterna per cisterna con “test rapidi per il riconoscimento di aflatossine”. In alternativa è possibile richiedere al fornitore un documento che attesti che il latte presenta un valore per le aflatossine al di sotto dei limiti di legge. Nel caso dell’AM1 esistono limiti di legge Reg. 466/01/CE che fissano un limite <=50 ng/L di aflatossina nel latte. L’azionecorrettiva è rappresentata dallo scarto del latte in ingresso che consegue contenere un livello di aflatossine elevato.
Prometo di informarmi, altrettanto in caso di novità fatti vivo!
Forse però non ho esposto chiaramente il problema:
1.una legge regionale ( del Veneto) indica una frequenza almeno quindicinale per il controllo delle aflatossine nel latte di massa di ciascun raccoglitore
2. se hanno imposto una frequenza vuol dire ( secondo me) che il pericolo aflatossine è ritenuto essere sotto controllo se il caseificio rispetta questa frequenza, altrimenti, se io fossi in colui che ha scritto questa normativa , darei disposizioni affinchè il controllo sia effettuato per ogni scarico.
3. se io rispetto questa frequenza quindicinale e ottengo risultati ovviamente conformi, vuol dire che il pericolo è sotto controllo: perchè devo aumentare la frequenza se non mi viene imposto?
4.il pericolo aflatossine è un CCP anche se io non controllo il latte ad ogni scarico ma lo faccio con la frequenza che mi è imposta: infatti non esiste una fase successiva che lo riduca o lo elimini, come detto.
5. il pericolo aflatossine non è equiparato ad un pericolo come può essere un agente patogeno che rimane nel latte ( esempio listeria, se la pastorizzazione ( che è un CCP) non è sotto controllo). Non causa un immediata malattia come appunto i patogeni, ma causa malattia ( cancro) nel lungo periodo se l'assunzione quindi si protrae nel tempo in concentrazioni alte. il controllo quindicinale quindi potrebbe essere sufficiente, come appunto è imposto.
la domanda finale è quindi questa: posso considerare il pericolo aflatossine come un CCP se controllo il latte ogni 15 gg e quindi con la frequenza indicatomi dalla normativa?
Secondo me il controllo della presenza di aflatossine nel latte, eseguito con cadenza quindicinale, NON può essere considerato un CCP, ma può essere SOLO un sistema per tenere sotto controllo il sistema di approvvigionamento latte, che di per sè deve dare garanzie di sicurezza alimentare in questo senso.
COme sappiamo i CCP devono essere sottoposti a monitoraggio, ed il monitoraggio, secondo il codex alimentarius, è [...] The act of conducting a planned sequence of observations or measurements of control parameters to assess whether a CCP is under control [...] ed una analisi quindicinale non mi garantisce la significatività del controllo. A meno che io possa garantire che in 15 giorni, succeda quel che succeda nell'alimentazione dei bovini, il tenore di aflatossine nel latte non varia.
Io non mi baserei solo sul fatto che non ci sono attività a valle per bonificare un prodotto eventualmente contaminato.
L'unica strategia è una buona analisi dei pericoli eseguita in seguito alla corretta ed esaustiva definizione delle misure di controllo in atto a monte della latteria ed eventualmente la definizione di programmi di prerequisiti per la gestione del problema.
ma se la regione mi ha costretto a controllare il latte ogni 15gg ( salvo superamento dei 30 ppt ) vuol dire che il pericolo per loro è sotto controllo se si rispetta questa frequenza, altrimenti avrebbero imposto un controllo più ravvicinato se non ad ogni scarico come per gli inibenti.
se io rispetto questa frequenza posso ( come ritengono loro ) ritenere il pericolo sotto controllo.
posso quindi cosiderarlo un ccp ( dato che non si può eliminare il pericolo con le successive fasi) e controllarlo ogni 15 gg
logicamente io non posso garantire che in 15 giorni il tenore di aflatossina non varia, ma sono loro, che imponendomi questa frequenza lo garantiscono nei confronti del consumatore e si prendono la responsabilità di quanto imposto !!
ma se la regione mi ha costretto a controllare il latte ogni 15gg ( salvo superamento dei 30 ppt ) vuol dire che il pericolo per loro è sotto controllo se si rispetta questa frequenza, altrimenti avrebbero imposto un controllo più ravvicinato se non ad ogni scarico come per gli inibenti.
se io rispetto questa frequenza posso ( come ritengono loro ) ritenere il pericolo sotto controllo.
posso quindi cosiderarlo un ccp ( dato che non si può eliminare il pericolo con le successive fasi) e controllarlo ogni 15 gg
logicamente io non posso garantire che in 15 giorni il tenore di aflatossina non varia, ma sono loro, che imponendomi questa frequenza lo garantiscono nei confronti del consumatore e si prendono la responsabilità di quanto imposto !!
saluti
La questione è proprio questa. Tu devi avere misure preventive (in allevamento, ad esempio), che ti permettono di NON considerare questo aspetto come CCP. Il controllo quindicinale ti permette di tenere sottocontrollo l'efficacia di queste misure.
DAl Codex CCP= A step at which control can be applied and is essential to prevent or eliminate a food safety hazard or reduce it to an acceptable level.
Un controllo ogni quindici giorni, su latte conferito quotidianamente, non ti permette di eliminare o ridurre ad un livello accettabile un pericolo.
era da molto tempo che mi ero riproposto di partecipare a questa interessante discussione. Ringrazio tutti quanti voi, per la pazienza e per la bella occasione di confronto che avete creato.
Venendo all'argomento, direi che concordo con quanto afferma skipper: per poter considerare il Pericolo Aflatossine nel Latte come un Punto Critico di Controllo (CCP), occorrerebbe un monitoraggio costante e quindi effettuato su ogni cisterna in entrata. Di per sè, un campionamento quindicinale, nonostante sia richiesto per Legge, non assicura che il pericolo sia sotto controllo.
Reputo che tale campionamento non debba essere inteso come monitoraggio (poiché privo di significatività), bensì come verifica periodica del fornitore. In sostanza, lo inquadrerei (né più, né meno) come la verifica periodica relativa alla potabilità dell'acqua; con l'unica differenza della maggior frequenza dei campionamenti (in virtù della summenzionata Legge Regionale. A proposito, riuscireste a postare il link di seguito?).
Per quanto mi riguarda i veterinari hanno dato una risposta corretta, io ho lo stesso problema lavorando nel settore della frutta secca, ho da poco terminato la redazione del nuovo piano di autocontrollo e la fase di ricevimento non è stata considerata un CCP ma un PRPo (Prerequisito operativo così come introdotto e definito dalla norma ISO 22000:2005), proprio perchè il controllo non è possibile effettuarlo su tutta la merce in ingresso. Cosa diversa se parliamo di pastorizzazione o refrigerazione dove TUTTO IL PRODOTTO viene sottoposto a determinate temperature per un determinato tempo.
Spero di essere stato utile.
Saluti
Alfredo
Parole chiave (versione beta)
controllo, critical control point, latte, pericolo, aflatossine, legge, monitoraggio, pastorizzazione, campionamento, fornitore, analisi, verifica, prodotto, limite legge, veterinario, codex alimentarius, control point, concentrazione, fonte contaminazione, prerequisito operativo, limite, caseificio, piano autocontrollo, sterilizzazione, base, non conformita, contaminato, frutta secca, sicurezza prodotti alimentari, approvvigionamento, livello, conforme, food safety, analisi latte, potabilita, alimentazione, temperatura, acqua, iso 22000 2005, stabilita, audit, consumatore, prpo, analisi pericoli, listeria