Fobia nei confronti del Lattosio e di altri nutrienti

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Oggetto:

Ciao a tutti!

Vorrei proporvi una discussione che riguarda la fobia delle persone nei confronti del Lattosio, spesso visto come un nemico anche dai "non intolleranti".

Da poco mi è capitato di sentire che anche la carne (non parlo di salumi, insaccati, etc.) può contenere lo zucchero in questione. Ora, io mi chiedo: ma come è possibile che il disaccaride passi dall'intestino ai tessuti tal quale? Oppure ci può essere una palese contaminazione durante la macellazione?

Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione che darete al mio quesito!

Buona serata!


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Oggetto: Fobia nei confronti del Lattosio e di altri nutrienti
provaprovaprovaprovaprova

Oggetto:

Sono portato a ritenere che ne siano esenti perfino le carni dei vitelli "lattanti"....!


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Oggetto:

Buonasera a tutti,

concordo con quanto affermato da Antonio: l'idea che il lattosio (che, come ha correttamente sottolineato Manuela, è un disaccaride) possa trovarsi naturalmente nella carne è poco credibile.

Quello che ha toccato Manuela è un tema che dovrebbe indurci alla riflessione: di tutto ciò che sentiamo quotidianamente (talvolta anche da fonti apparentemente attendibili), cosa ha una reale valenza scientifica e cosa è invece frutto di irrazionalità (o di vere e proprie fobie, magari indotte ed amplificate artatamente dai "furbetti" di turno)?

A mio modesto avviso, il Professionista serio dovrebbe cercare di mantenere sempre la giusta lucidità e razionalità, soppesando - di volta in volta - ciò che gli viene prospettato, cercando di rimanere il più possibile concreto ed equilibrato... Ma, effettivamente, non è sempre facile esserlo.

Spesso ci lasciamo trasportare dagli eventi, in particolare quando commettiamo l'errore di seguire la "massa"; illudendoci che il solo fatto che si tratti della scelta più seguita, sia garanzia di correttezza. Ed ecco così il dilagare di richieste inconsistenti: garanzie relativamente all'assenza di questa o di quella molecola.. spesso da comprovare mediante costose (quanto inutli.. dato che anche un bravo studente della Scuola Superiore lo saprebbe) determinazioni analitiche.

Forse la chiave per evitare tutto ciò sarebbe proprio il semplice fermarsi un momento a riflettere; imparare ad osservare dall'esterno e di porsi qualche semplice domanda: perché dovrei fare/sostenere una certa cosa? Dove si sta dirigendo il resto "branco" (vogliate perdonare il termine di paragone)? Si sta forse dirigendo verso una accogliente e sicura radura, oppure sta pericolosamente avvicinandosi ad un baratro?

In questi anni di vita lavorativa ho avuto modo di notare come, al ciclico ripresentarsi degli "scandali" (la BSE, l'ITX, la melammina, la diossina, la carne di cavallo, etc.), in molti si siano lasciati trasportare dall'istinto, da quell'irrazionalità che ci ricorda - impietosamente - le nostre origini comuni con il mondo animale.

E questo fenomeno sembrerebbe tanto più diffuso quanto più ci si confronta con quei Mercati normalmente ritenuti più maturi (sulla base di cosa, sarebbe interessante approfondirlo); magari proprio in quei Paesi notoriamente più esigenti in termini di richieste di garanzia (quelli che ci guardano dall'alto, che danno per scontato che si parli la loro lingua, che si risponda immediatamente alle loro richieste, compilando moduli senza fine, saturi di domande ridondanti o non applicabili poiché costruite sulla base di rigidi schemi incoerenti con la nostra realtà tradizionale), ma che - inspiegabilmente - si sono rivelati in più di un'occasione i punti di partenza di tali eclatanti accadimenti.

Chiarisco che, nonostante ad una lettura frettolosa/disattenta possa sembrare il contrario, non è assolutamente mia intenzione avviare un dibattito tra i fautori ed i detrattori del Bel Paese, né tantomeno sulla concretezza degli accadimenti poc'anzi accennati.

Mi limito ad esprimere una personalissima opinione (che in quanto tale potrebbe essere parzialmente, o anche interamente, errata) relativamente a come talvolta (a mio modo di vedere le cose, spesso) elementi concreti (come appunto l'intolleranza al lattosio... che, come sappiamo, esiste), vengano usati ed abusati, senza un'apparente logica, all'insegna della moda del momento; pronti per essere completamente dimenticati, una volta sortito l'effetto desiderato.

Concludo, ringraziando Manuela per l'occasione di confronto e, in attesa che altri amici si uniscano al presente dibattito apportando il proprio prezioso contributo, vi lascio con l'auspicio che - prima o poi - si torni a quella concretezza che forse stiamo un poco perdendo di vista.

Un caro saluto,
Giulio


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Oggetto:

Ringrazio Antonio e Giulio per aver risposto a questo importante quesito.

Secondo me, sul Web c'è una disinformazione tale (data dai siti più disparati) che chi si ritrova a lottare con una intolleranza al lattosio non riesce a trovare una via d'uscita, eliminando tantissimi alimenti e quindi creando un deficit nutrizionale non indifferente.

Ciò che più spaventa, è che talvolta anche i Medici non sono preparati in materia e vanno ad indirizzare scelte scorrette.

Avendo conseguito una laurea triennale in "Tecnologie Alimentari", so molto bene che la carne non contiene lattosio. Qualcuno mi ha detto anche che tale zucchero viene aggiunto come additivo prima della vendita del prodotto (mi sono chiesta: a che pro?).

Spero di non avervi annoiato troppo con questa storia.

Vi auguro una buona serata,

Manuela


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Oggetto:

Chiedo venia per il "salto" ad altra sostanza.

Analogamente a quella per il lattosio, percepisco particolarmente dilagante la fobia per il glutine.


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Parole chiave (versione beta)

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