Buonasera a tutti,
concordo con quanto affermato da Antonio: l'idea che il lattosio (che, come ha correttamente sottolineato Manuela, è un disaccaride) possa trovarsi naturalmente nella carne è poco credibile.
Quello che ha toccato Manuela è un tema che dovrebbe indurci alla riflessione: di tutto ciò che sentiamo quotidianamente (talvolta anche da fonti apparentemente attendibili), cosa ha una reale valenza scientifica e cosa è invece frutto di irrazionalità (o di vere e proprie fobie, magari indotte ed amplificate artatamente dai "furbetti" di turno)?
A mio modesto avviso, il Professionista serio dovrebbe cercare di mantenere sempre la giusta lucidità e razionalità, soppesando - di volta in volta - ciò che gli viene prospettato, cercando di rimanere il più possibile concreto ed equilibrato... Ma, effettivamente, non è sempre facile esserlo.
Spesso ci lasciamo trasportare dagli eventi, in particolare quando commettiamo l'errore di seguire la "massa"; illudendoci che il solo fatto che si tratti della scelta più seguita, sia garanzia di correttezza. Ed ecco così il dilagare di richieste inconsistenti: garanzie relativamente all'assenza di questa o di quella molecola.. spesso da comprovare mediante costose (quanto inutli.. dato che anche un bravo studente della Scuola Superiore lo saprebbe) determinazioni analitiche.
Forse la chiave per evitare tutto ciò sarebbe proprio il semplice fermarsi un momento a riflettere; imparare ad osservare dall'esterno e di porsi qualche semplice domanda: perché dovrei fare/sostenere una certa cosa? Dove si sta dirigendo il resto "branco" (vogliate perdonare il termine di paragone)? Si sta forse dirigendo verso una accogliente e sicura radura, oppure sta pericolosamente avvicinandosi ad un baratro?
In questi anni di vita lavorativa ho avuto modo di notare come, al ciclico ripresentarsi degli "scandali" (la BSE, l'ITX, la melammina, la diossina, la carne di cavallo, etc.), in molti si siano lasciati trasportare dall'istinto, da quell'irrazionalità che ci ricorda - impietosamente - le nostre origini comuni con il mondo animale.
E questo fenomeno sembrerebbe tanto più diffuso quanto più ci si confronta con quei Mercati normalmente ritenuti più maturi (sulla base di cosa, sarebbe interessante approfondirlo); magari proprio in quei Paesi notoriamente più esigenti in termini di richieste di garanzia (quelli che ci guardano dall'alto, che danno per scontato che si parli la loro lingua, che si risponda immediatamente alle loro richieste, compilando moduli senza fine, saturi di domande ridondanti o non applicabili poiché costruite sulla base di rigidi schemi incoerenti con la nostra realtà tradizionale), ma che - inspiegabilmente - si sono rivelati in più di un'occasione i punti di partenza di tali eclatanti accadimenti.
Chiarisco che, nonostante ad una lettura frettolosa/disattenta possa sembrare il contrario, non è assolutamente mia intenzione avviare un dibattito tra i fautori ed i detrattori del Bel Paese, né tantomeno sulla concretezza degli accadimenti poc'anzi accennati.
Mi limito ad esprimere una personalissima opinione (che in quanto tale potrebbe essere parzialmente, o anche interamente, errata) relativamente a come talvolta (a mio modo di vedere le cose, spesso) elementi concreti (come appunto l'intolleranza al lattosio... che, come sappiamo, esiste), vengano usati ed abusati, senza un'apparente logica, all'insegna della moda del momento; pronti per essere completamente dimenticati, una volta sortito l'effetto desiderato.
Concludo, ringraziando Manuela per l'occasione di confronto e, in attesa che altri amici si uniscano al presente dibattito apportando il proprio prezioso contributo, vi lascio con l'auspicio che - prima o poi - si torni a quella concretezza che forse stiamo un poco perdendo di vista.
Un caro saluto,
Giulio