Combattere la pubblicità ingannevole: missione impossibile ?
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Il 18 ottobre scorso si è tenuto a Roma un incontro organizzato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) e dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap), sui messaggi promozionali utilizzati per i prodotti alimentari.
Tra gli altri, ha partecipato Roberto La Pira, direttore de Il Fatto Alimentare, che ha cortesemente recepito una mia nota sull'argomento:
Caro direttore, in occasione di questo convegno (al quale certo presenzierà autorevolmente) ti segnalo un paio di considerazioni, a mio avviso meritevoli di approfondimento. L'Ue (oltre che il semplice buon senso) ci insegna che le sanzioni, per essere utili, devono essere, tra l'altro, PROPORZIONATE e DISSUASIVE. La realtà, come ben sai, è un pochino diversa. Come può definirsi proporzionata una sanzione di poche migliaia di euro comminata a fronte di campagne pubblicitarie che hanno fruttato al furbetto cifre ben più alte. E come può essere efficace un provvedimento che, per quanto severo, viene conosciuto solo da pochi addetti ai lavori, mentre sarebbe ben più dissuasivo, appunto, imporre al colpevole di diffonderne i contenuti con gli stessi mezzi (TV, stampa) che per mesi hanno bombardato i consumatori.
Ho da poco chiesto a Roberto come sia andata e se ci sono speranze di miglioramento: la risposta, come del resto mi aspettavo, non consente facili ottimismi.
Conclusione: come ho più volte ribadito, spetta in modo particolare ai TA, in nome della loro deontologia professionale, vigilare e denunciare ogni forma di pubblicità ingannevole, vera e propria minaccia per la salute dei consumatori.
Oggetto: Combattere la pubblicità ingannevole: missione impossibile ?
Come ormai molti avranno capito, l'argomento mi interessa.
Raccomando, quindi, a tutti la lettura del bollettino AGCM n. 45/2012.
Parliamo, ad esempio, del provvedimento DANAOS.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sull'inefficenza del sistema sanzionatorio e sulla “disinvoltura” dei pubblicitari (come si vede, il fatto di poter vantare un marchio prestigioso non è assolutamente sintomo di affidabilità e di rispetto per il consumatore), risponda a queste domande:
Tenuto conto che “gli spot pubblicitari sono stati diffusi dal 14 febbraio 2010 al 2 giugno 2012, mentre le telepromozioni, diffuse sulle principali reti nazionali, sono andate in onda dal 1° gennaio 2012 al 28 gennaio 2012 e dal 1° aprile 2012 al 28 aprile 201219.”, quanto avrà guadagnato Danone?
Ciò detto, quale effetto “dissuasivo” può avere una sanzione di 180.000 euro per un'Azienda che “al 31 dicembre 2011, presenta ricavi per 333 milioni di euro”? (Doveva pagarne 200.000, ma gli hanno fatto pure lo sconto!!)
Ma, soprattutto, quanti consumatori, più o meno affezionati a Danone, verranno a sapere che “non si riscontra nel caso di specie da parte del professionista il normale grado di competenza, attenzione e cautela che ragionevolmente ci si può attendere, avuto riguardo alla sua natura di operatore accreditato nel settore alimentare a livello internazionale...”?
Il bollettino si occupa anche di Colussi e Galbusera: non è detto che ci si possa risentire a breve.
Ritorno sul caso Danacol, dato che il commento dell'azienda non si è fatto attendere.
Purtroppo Danone non si discosta dalla sua strategia, che si basa sul parlare d'altro: "Nella sua indagine partita per una vecchia pubblicità di fine 2010 [ andata, però, in onda fino al giugno 2012: veramente furbetti!!! N.d.A.], l’Autority, si sofferma esclusivamente sul modo in cui il prodotto è stato comunicato al pubblico non mettendo in discussione le proprietà di Danaos"
Scusate, ma su cosa si doveva soffermare?
“ pratica commerciale scorretta ai sensi degli artt. 20 (pratiche commerciali scorrette), comma 2 , 21 (azioni ingannevoli), comma 1, lettera b), 22 (omissioni ingannevoli), comma 1, del Codice del Consumo”
E meno male che “Tutte le campagne pubblicitarie Danone sono sottoposte a lunghe e rigorose procedure di valutazione e validazione che prevedono l’intervento di soggetti sia interni, sia esterni, come l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria – IAP”: chissà cosa sarebbe successo se le valutazioni fossero state brevi e superficiali!
Tra le argomentazioni difensive addotte da Danone e contenute nel testo del provvedimento AGCM non ho trovato nessun accenno a “validazioni di soggetti esterni” (su quelli “interni” non avevo dubbi...) come l'IAP: se tali validazioni esistono, perché non menzionarle?
“Se”, appunto.
Che Danone non sia nuovo a queste strategie difensive lo si può verificare in questo articolo, nato in occasione di un altro scivolone pubblicitario.
Non saprei dire se è più sconfortante il marchingegno escogitato da STAR per vendere qualche dado in più (collegarsi al sito dell'inserzionista per ottenere un codice, inviare entro 7 giorni dall'acquisto via raccomandata A/R lo scontrino, le prove d'acquisto, il codice di registrazione ottenuto e la copia di un documento di identità.) e nel contempo scoraggiare i consumatori a partecipare o piuttosto le penose giustificazioni dell'azienda: il claim contestato va letto nel complessivo contesto comunicazionale (ma l'estratto del regolamento è sul retro della confezione o al suo interno e, ovviamente, tale precisazione è “in caratteri più piccoli”).