Quante unitą campionarie analizzare?

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Oggetto:

Buonasera a tutti,

mi volevo confrontare con voi riguardo ad un annoso problema che puntualmente mi si presenta davanti.

Come consulente mi trovo spesso a valutare/consigliare i parametri microbiologici su matrici alimentari e quasi sempre tali analisi vengono effettuate su una sola unità campionaria.

Per alcuni parametri soggetti a campionameto a tre classi (leggi p.e. Listeria) sappiamo che ci sono delle precise indicazioni (Reg. CE 2073/2005 e smi) sulle unità campionarie, le famose n=5.

C'è ovviamente interesse da parte dell'OSA a minimizzare i costi (elevati) delle analisi effettuare in autocontrollo e quindi si tende a fare "il minimo e indispensabile", soprattutto di questi tempi.

Tuttavia quando mi trovo a dover interpretare i risultati analizzare una sola unità campionaria mi mette in difficoltà, per ovvie ragioni statistiche, quindi mi volevo confrontare con voi.

Per i parametri per cui non è previsto un numero minimo di unità campionarie, come vi comportate? 1 u.c., 3 per fare la media, sempre 5 u.c.?

Grazie,

Marco


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Oggetto: Quante unitą campionarie analizzare?
provaprovaprovaprovaprova

Oggetto:

Ciao cidrolin,

si tratta di un argomento alquanto interessante.

Le repliche campionarie aiutano a comprendere appieno i reali valori analitici che stiamo riscontrando nel prodotto.

Le singole analisi, seppur economicamente vantaggiose per l'amministrazione aziendale, sono solo un'indicazione di massima che possono portare, nella loro inferenza, ad incorrere in gravi problemi (es. decadimento dei prodotti, rischi igienico sanitari, perdite da un punto di vista della qualità, etc.)

Dal mio punto di vista, la numerosità delle unità campionarie, oltre a normative specifiche (es: Reg. CE 2073/2005 e successive modifiche ed integrazioni), va ponderata sulla base dei volumi produttivi (i.e. maggior volume = maggiori unità campionarie. Esempio: alcuni Enti di Controllo utilizzano la radice quadrata del numero dei pezzi della produzione di un determinato periodo come numero di unità campionarie), sulla base dei CCP inerenti l'alimento (sia per micro che nutrizionali) e anche in relazione a specifici claim (es: solo il 12% di grassi, etc.) per avere "le spalle coperte".

Tutto questo, fermo restando che il metodo di campionamento può essere svolto su lotto/i in modo statistico (con numerosità secondo tabella del t student...) o campionando in modo casuale.

Mattia


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Parole chiave (versione beta)

analisi, base, regolamento ce n 2073 2005, parametri, controllo, rischio, nutrizionale, claim, valori, legge, qualita, grassi, parametri microbiologici, critical control point, produzione, alimentare, operatore settore alimentare, consulente, volume, listeria, campionamento, igienico sanitario, autocontrollo, prodotto, ente, alimenti

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