macgala ha scritto:
<< in ciò che evidenzi in grassetto poiché si parla di "produzioni agricole, zootecniche e forestali e delle relative industrie". E' il caso di industrie ortofrutticole, industrie di macellazione, industrie agricole, tanto per citarne alcune: non mi pare si parli di industrie alimentari. Dove collochi per esempio una industria di biscotti nelle 3 categorie suddette? >>
Quando qualcuno mi dimostrerà che i biscotti per il consumo umano si producono a partire da derivati dal petrolio e non a partire da materie prime prodotte dall'agricoltura, ne riparleremo (anche se ammetto che su questo punto valga la celebre affermazione: "mai dire mai").
Per adesso ricorderei che le Norme non si leggono una per una, bensì nelle loro connessioni con tutto l'Ordinamento Giuridico; l'Art. 2135 del Codice Civile, nell'ultima revisione dell'ultimo comma, ha introdotto una nozione molto estensiva di Attività Connessa all'Agricoltura, in tale ultimo comma si legge:
"Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge".
Se una Filiera produttiva si basa su "prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali" è un po' difficile sostenere che essa non sia una filiera produttiva connessa all'agricoltura e che in essa un Agronomo non potrebbe mai fornire Consulenze; a meno di non retrocedere ad una vecchia mentalità Agroindustriale degna del secondo dopoguerra del Novecento.
macgala ha scritto:
<< Stesso discorso per "le analisi fisico-chimico-microbiologiche del suolo, dei mezzi di produzione e dei prodotti agricoli, zootecnici e forestali e le analisi, anche organolettiche, dei prodotti agro-industriali e l’interpretazione delle stesse": come interpreta un agronomo senza specifiche competenze extra curriculari delle analisi di shelf-life su una pasta fresca ripiena? >>
e ancora:
<< "Quindi l'insistere sul fatto che gli Agronomi non possano fregiarsi del titolo di "Tecnologo Alimentare" (o anche di "Enologo") è un po' come l'insistere in una disputa meramente nominalistica." Più semplicemente è una violazione del codice deontologico dei tecnologi alimentari nonché un abuso perseguibile penalmente. >>
Ci sarebbe una violazione limitata all'indebito uso del Titolo laddove un Agronomo meramente tale usasse il titolo di Tecnologo Alimentare o di Enologo; ma non sussiste necessariamente un reato penale di esercizio abusivo di professione se un Agronomo fa cose che rientrano anche nella competenza di Tecnologi Alimentari ed Enologi.
Era questo il senso dell'invito a non fossilizzarsi su dispute meramente nominalistiche. Ad esempio ci sono Agronomi che gestiscono dei Laboratori di Chimica Pedologica e degli Alimenti e che si occupano anche di fare Analisi Enologiche applicando il metodo Glory e facendo anche profili antocianici e lo fanno col solo Titolo di Agronomo, piaccia o non piaccia ma è legittimo.
E in questo tipo di laboratori si possono trovare anche dei laureati in Chimica o dei Biologi Nutrizionisti. E molto probabilmente costoro non sentano l'esigenza di avere il Titolo di Enologo o di Tecnologo Alimentare, come magari non gli interessa avere il titolo di Cavaliere o di Commendatore.
Certo forse il vero problema è un altro, ovverosia: a qualche realtà industriale magari dà fastidio che certe attività siano esercitate in forma libero professionale o di lavoro autonomo, o in forma di associazione in partecipazione tra lavoratori autonomi.