Il 18 ottobre scorso si è tenuto a Roma un incontro organizzato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) e dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap), sui messaggi promozionali utilizzati per i prodotti alimentari.
Tra gli altri, ha partecipato Roberto La Pira, direttore de Il Fatto Alimentare, che ha cortesemente recepito una mia nota sull'argomento:
Caro direttore, in occasione di questo convegno (al quale certo presenzierà autorevolmente) ti segnalo un paio di considerazioni, a mio avviso meritevoli di approfondimento. L'Ue (oltre che il semplice buon senso) ci insegna che le sanzioni, per essere utili, devono essere, tra l'altro, PROPORZIONATE e DISSUASIVE. La realtà, come ben sai, è un pochino diversa. Come può definirsi proporzionata una sanzione di poche migliaia di euro comminata a fronte di campagne pubblicitarie che hanno fruttato al furbetto cifre ben più alte. E come può essere efficace un provvedimento che, per quanto severo, viene conosciuto solo da pochi addetti ai lavori, mentre sarebbe ben più dissuasivo, appunto, imporre al colpevole di diffonderne i contenuti con gli stessi mezzi (TV, stampa) che per mesi hanno bombardato i consumatori.
Ho da poco chiesto a Roberto come sia andata e se ci sono speranze di miglioramento: la risposta, come del resto mi aspettavo, non consente facili ottimismi.
Conclusione: come ho più volte ribadito, spetta in modo particolare ai TA, in nome della loro deontologia professionale, vigilare e denunciare ogni forma di pubblicità ingannevole, vera e propria minaccia per la salute dei consumatori.