Ritorno sul caso Danacol, dato che il commento dell'azienda non si è fatto attendere.
Purtroppo Danone non si discosta dalla sua strategia, che si basa sul parlare d'altro: "Nella sua indagine partita per una vecchia pubblicità di fine 2010 [ andata, però, in onda fino al giugno 2012: veramente furbetti!!! N.d.A.], l’Autority, si sofferma esclusivamente sul modo in cui il prodotto è stato comunicato al pubblico non mettendo in discussione le proprietà di Danaos"
Scusate, ma su cosa si doveva soffermare?
“ pratica commerciale scorretta ai sensi degli artt. 20 (pratiche commerciali scorrette), comma 2 , 21 (azioni ingannevoli), comma 1, lettera b), 22 (omissioni ingannevoli), comma 1, del Codice del Consumo”
E meno male che “Tutte le campagne pubblicitarie Danone sono sottoposte a lunghe e rigorose procedure di valutazione e validazione che prevedono l’intervento di soggetti sia interni, sia esterni, come l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria – IAP”: chissà cosa sarebbe successo se le valutazioni fossero state brevi e superficiali!
Tra le argomentazioni difensive addotte da Danone e contenute nel testo del provvedimento AGCM non ho trovato nessun accenno a “validazioni di soggetti esterni” (su quelli “interni” non avevo dubbi...) come l'IAP: se tali validazioni esistono, perché non menzionarle?
“Se”, appunto.
Che Danone non sia nuovo a queste strategie difensive lo si può verificare in questo articolo, nato in occasione di un altro scivolone pubblicitario.