Ciao valentinas, ^__^
diciamo che un possibile modus operandi potrebbe essere il seguente:
1. studio approfondito della matrice alimentare di cui si intende determinare il Termine Minimo di Conservazione (TMC): considerando formulazione, processo produttivo, modalità di conservazione e di utilizzo;
2. individuazione dei cosiddetti indicatori di qualità sia di natura chimico-fisica che microbiologica. Allo scopo potrebbe risultare estremamente utile la consultazione della letteratura scientifica, al fine di appurare le tecniche analitiche più idonee, gli specifici parametri da ricercare, etc.
3. sulla base dei punti 1 e 2, predisposizione dei test di shelf-life più indicati (valutazioni di tipo chimico-fisico, microbiologico ed ovviamente sensoriale, meglio se affidate ad un panel adeguatamente formato)
4. elaborazione statistica dei dati ricavati dai test condotti a diversi tempi (da t0 a tn, con "n" pari ad un tempo sensibilmente superiore rispetto al TMC che si presume di voler adottare) ed in differenti condizioni (l'ideale sarebbe eseguire dei "challange test" tra prodotti identici ma stoccati in condizioni diverse: normali e di abuso) e conseguente individuazione del termine minimo di conservazione.
Ti invito comunque a fare un giro tra le discussioni del topic Ricerca e Sviluppo, in particolare potresti trovare spunti interessanti nelle seguenti discussioni:
Spero di esserti stato utile.
A presto!
Giulio
PS: A proposito d'utilità, che ne diresti di condividere con gli altri amici di Talkin'about Food Forum il tuo punto di vista? Tu come avevi pensato di sviluppare il progetto? Personalmente ritengo decisamente più utile, oltre che interessante, un confronto costruttivo rispetto ad una sterile acquisizione d'informazioni modello "Q. & A." (Question and Answer). Non credi?