Ripeto quanto ho già scritto:
- Somministrazione in locali diversi da quelli di preparazione
In questo caso ritengo che il rispetto dei requisiti igienici imponga l'utilizzo di imballaggi rispondenti alle caratteristiche imposte ai prodotti preconfezionati ( unità di vendita destinata ad essere presentata come tale al consumatore ed alle collettività, costituita da un prodotto alimentare e dall'imballaggio in cui è stato immesso prima di essere posto in vendita, avvolta interamente o in parte da tale imballaggio ma comunque in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata). Conseguentemente le indicazioni in etichetta non possono che essere quelle previste per tali prodotti
Quindi:
Denominazione di vendita
Elenco degli ingredienti
Peso netto
Quantità di eventuali ingredienti evidenziati (es. risotto ai funghi: quanti funghi?)
TMC/data di scadenza: da valutare, ovviamente, caso per caso
Nome/ragione sociale dell'OSA
Quanto al numero di lotto, posso ipotizzare che ne venga assegnato uno per ogni giornata di produzione (domanda: i piatti vengono tutti consumati nella stessa giornata di produzione? E, in caso contrario, quelli che restano che fine fanno? Ovviamente di ciò si deve tenere conto nella definizione del TMC/lotto oltre a documentare le regole di gestione degli eventuali avanzi nel manuale HACCP)
Inoltre, l'OSA deve organizzarsi per la rintracciabilità ascendente, vale a dire identificare l'origine degli ingredienti utilizzati per preparare i piatti: se un cliente va all'ospedale a causa dei funghi del suo risotto, l'OSA deve sapere chi glieli ha forniti.
Tutto troppo complicato? Può darsi: in ogni caso questo è ciò che consiglierei al ristoratore, il quale è, naturalmente, libero di effettuare eventuali semplificazioni, a condizione che se ne assuma la responsabilità.
Sarebbe interessante, comunque, sapere che ne pensa il nostro OSA.
Ciao
alf