Da un primissimo superficiale approccio, mi sembra che il Decreto affronti tematiche molto ampie che vanno oltre i banali interessi delle Industrie alimentari, puntando molto sulla gestione a monte dell'utilizzatore.
“La sicurezza dell’acqua destinata al consumo umano e l’accesso universale ed equo all’acqua” devono essere garantiti su un approccio “basato sul rischio” (art. 6), “inclusi i rischi correlati ai cambiamenti climatici, alla protezione dei sistemi idrici e alla continuità della fornitura” e “coprendo l’intera filiera idropotabile, dal prelievo alla distribuzione, fino ai punti di rispetto della conformità dell’acqua specificati all’articolo 5 e garantendo lo scambio continuo di informazioni tra i gestori dei sistemi di distribuzione idro-potabili e le autorità competenti in materia sanitaria e ambientale”.
A questo punto però, tiro in ballo la Comunicazione della Commissione di settembre 2022:
"g) ESEMPIO DI FLESSIBILITÀ: il controllo dell’acqua può essere omesso se si utilizza acqua potabile della rete idrica comunale, ma dovrebbe essere effettuato se è utilizzata una fonte propria o acqua di riciclo;"
A questo punto azzardo una sintesi: io Azienda, utilizzatore di acqua da rete idrica, come analisi del rischio mi baso su quanto affermato dalla Commissione: se non è necessario fare i controlli evidentemente il rischio è trascurabile.
Morale: stop alle analisi dell'acqua, salvo che non sia richiesto esplicitamente da capitolati, norme volontarie, etc.
Troppo semplice?