~~Spiace che un argomento così stimolante non sia stato considerato da nessuno. Mi ci provo, consapevole degli enormi rischi di fraintendimento, critica o sterile insulto. Tuttavia la seguenti considerazioni sono a beneficio di chi crede che prima della tecologia ci sia la scienza e che ridurre tutto a meccanicismi favorisce la disoccupazione.
Il problema come sempre nasce dalle premesse: se sono sbagliate, infondate deboli o ideologiche l'edificio che se ne giova come fondamenta rischia di crollare se opportunamente sollecitato.
Il problerma della definizione del buon Giulio de Simoni è che si rifa alla definizione normata , che non è esente da lacune e visione ristretta del termine. Il tentativo di definire la qualità, non solo in campo alimentare, troppo spesso si limita ad un aspetto che solo parzialmente rappresenta l'essenza del termine: l'approccio sistemico dovrebbe evitare tale rischio ad esempio con il sistema 3P: prodotti processi persone. Ogni categoria dev'essere valorizzata al meglio ed in modo mutulistico, ossia il prodotto si ricava da un buon processo eseguito da persone coinvolte consapevoli e competenti. Sembrerà strano ma è sempre l'intervento delle persone a fare la differenza: un buon processo con delle ottime materie prime può risutare un disastro se governato da personale svogliato e menefreghista.
Uno bravo potrà essere capace di imparare anche dall'ultimo arrivato, in senso lato, se fa bene il suo pezzetto; al contrario può non bastare né l'emulazione , né l'esperienza perché sia migliorato un processo nuovo.
La teoria serve a questo: spiegare fenomeni che non ci sono noti per poterli governare: purtroppo capita di usare modelli sbagliati, incompleti o presuntuosi. Necessita quindi sempre quell'atteggiamento di ritorno alle origini o fondamenta per verificarne l'efficacia: come dice Deming pianifica controlla fa e verifica che funzioni, magari tentando di migliorare l'efficacia. Il circolo di Deming ha più di 70 anni ma lo usiamo malamente, anche chi come i Giapponesi, la applicano quasi maniacalmente..
Le norme sono utili se sono un mezzo per migliorare, non per sopire lo spirito critico nella loro applicazione, teorica o sostanziale. Quel che peggio è che il massimo dirigente dell'ente di certificazione italiano sosteneva che l'impotante è documentare ciò che si fa, non farlo veramente (sic!). Dovrebbe essere invece fai quello che dici e documentalo, magari senza pretendere reiterazioni più dannose che inutili. Altrimenti si dà ragione a chi investe per adempiere formalmente e non per migliorare.
In questo periodo COVID 19 ci dovrebbe insegnare una cosa: tutto quel che sappiamo non ci serve a contrastare un nuovo modello, che è diverso da quello conosciuto. Forse basterebbe utilizzare quello che sappiamo su come contrastare,prevenire, bonificarequello che abbiamo imparato funzionar e con i virus. Magari per prudenza esageriamo in parametri di efficacia non raddoppiando le dosi di sanificante, ma moltiplicando le occasioni di sanificazione.
Dal mio professore di chimica delle superiori ho imparato a pormi sempre la domanda peché, dopo aver dato la risposta. A volte la risposta è giusta ma la spiegazione è sbagliata e non ci potrà servire per altri casi dove la fortuna non ci assiste. Da Feynman ho imparato che studiare non è accontentare le esigenze di chi mi giudica ma imparare a valutare sempre criticamente quello che mi dicono e/o insegnano, se ci sembra adeguata ai famosi fondamento allora potrà essere uno dei mattoi8 su cui costruire il saper umano fallace, non le immense conoscenze enciclopediche accettate a priori.
Invece delle norme e degli standard perché non insegnamo ad usare la poca saggezza che ci è stata fornita per valutare le ntizie e i dati. Volendo anche i dati sono menzogneri: date solo quelli di cui volete sostenere la validità e tutta la massa di segno contrario verrà vanificata inducendo in collossali errori.
Di alcune cose ho certezza: non è con la sola certificazione che si fa qualità, la volontarietà è solo virtuale perche senza determinati requisiti formali non si lavora.
La questione sulla certificazione virus free è di una sciocchezza inaudita, perché neanche analizzando tutto il prodotto da certificare si sarebbe sicuri (non ci sono solo i falsi negativi) oltretutto con le analisi distruttive non si avrebbe più il prodotto testato come “buono”.
I piani di campionamento accreditati sono un falso scientifico: l'HACCP è stato inventato perché ci si era resi conto che non funzionavano e bisognava fare altro per garantire la sicurezza igienico sanitaria. Sono passati 50 anni e adesso ci inventiamo le evoluzioni di un sistema che funziona, utilizzandolo correttamente, non dicendo che non c'è mai nulla e non volendo trovare ciò che non sappiamo fronteggiare.
Per finire un aspetto teorico sulle mascherine anti virus: le spcifiche di quelle considearte protettive sono di trattenere il 98 %: ci si domanda di che dimensione è quel 2 % che passa e se è sufficiente a rappresentare una dose infettante. Se conosciamo la dimensione di COVID 19 speriamo che non sia in grado di sgusciare anche in pori più piccoli delle dimensioni conosciute! Ancora non trovo riportato il cut off delle mascherine, protettive o meno: qualcuno vuol pensarci?
Aueguri.