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stavo riguardando le Linee Guida di IFS in cerca di nuova ispirazione per una Procedura relativa alla Food Fraud che mi convincesse.
Nel fare questo tipo di valutazione, infatti, mi sembra sempre di incappare nelle seguenti problematiche:
una serie di valutazioni concatenate difficili poi da sintetizzare
l'utilizzo di scale di gravità (o di rischio) sempre troppo attaccabili, poichè soggettive
Lo Standard suggerisce di valutare:
la Probabilità di Accadimento: tramite valutazione di Storico, Fattori Economici, Facilità della Frode
la Probabilità di Rilevamento: tramite Complessità Catena, Rilevabilità Analitica, Caratteristiche del Prodotto
Mi sembrano tutti Parametri molto discutibili ed attaccabili. Per esempio: una Catena che coinvolga quattro Soggetti potrebbe essere corta o lunga, a seconda del punto di vista. L'unico parametro oggettivo mi sembra lo Storico, ovvero i casi individuati nel Mondo. Questo Parametro, inoltre, mi fornisce indirettamente anche informazioni sugli altri 5 parametri (o quanto meno sugli altri 2 relativi all'accadimento).
Mi chiedevo, pertanto, se non avesse senso (o se sia accettbile) che il dato Storico venga usato come "setaccio" iniziale, per evitare di procedere ad elucubrazioni mentali su quelle Materie Prime che di fatto non registrano casistiche. O, almeno, dare allo Storico un peso maggiore, consentire di usare questa informazione (nel caso non ci siano casi registrati) come motivazione per non introdurre ulteriori controlli, anche in presenza di potenziali criticità a carico degli altri fattori.
Voi cosa ne pensate?
A presto!
Oggetto: Food Fraud Valutazione Probabilità Accadimento e Rilevamento
utilizzare lo Storico dei Casi come punto di partenza mi sembra una scelta sensata; può fungere da "filtro iniziale" per concentrare le risorse di valutazione su Materie Prime o Prodotti che presentano effettivamente un Profilo di Frode documentato, evitando così sprechi di tempo e sforzi inutili e sviluppando una Lista mirata di Materie Prime e Prodotti che richiedono una valutazione approfondita.
Sicuramnete le tendenze e i modelli di Frode passata possono offrire indicazioni preziose sulle potenziali Aree di Vulnerabilità; tuttavia, banale dirlo, ma lo sai meglio di me: l'assenza di casi registrati non dovrebbe essere l'unico criterio escludente. È imperativo riconoscere i limiti intrinseci alla serie storica dei casi. L'assenza di casi registrati non garantisce automaticamente l'assenza di Rischio di Frode per una determinata Materia Prima o Prodotto.
L'ambito della Frode Alimentare è mutevole, in costante cambiamento e nuove modalità di Frode possono emergere, spesso "inasprendo" le lezioni del passato. Inosmma, aggiornare periodicamente lo Storico dei Casi è fondamentale per tenere conto delle nuove potenziali Minacce. Inoltre, lo Storico dei Casi dovrebbe essere utilizzato in combinazione ed integrato con gli altri Fattori di Rischio da te evidenziati sopra.
Cosa ne pensi?
Grazie mille per l'interessante confronto!
food fraud valutazione del rischio di frode alimentare linee guida IFS storico dei casi fattori di rischio complessità della catena di approvvigionamento rilevabilità analitica caratteristiche del prodotto frode alimentare individuazione dei casi prevenzione della frode alimentare sicurezza alimentare
Certamente sensato ciò che dici. Provo a insitere, però ;-)
Ipotizziamo di avere una MP che ha Fattori economici e Facilità tali da motivare indubbiamente la frode. Va da se che lo storico debba essere popolato di casi. Se così non fosse la motivazione che mi do è che abbiamo un problema di Rilevabilità analitica: il metodo non esite, è distruttivo, è antieconomico.
Resto comunque con un pugno di mosche, perchè la frode non è individuabile. Posso anche arrivare a dire che il rischio è altissimo, trovandomi però nell'impossibilità (anche solo commerciale/economica) di introdurre misure di mitigazione.
Posso solo usare dei palliativi: fornitori certificati, catena distributiva corta, etc... Ma restano soluzioni che non mi danno alcuna certezza, perchè i farabutti possono essere certificati e/o essere l'unico anello della catena distributiva.
Citandoti: "L'ambito della frode alimentare è mutevole e in costante cambiamento e nuove modalità di frode possono emergere, spesso "inasprendo" le lezioni del passato."
Assolutamente sì. E per questo meglio investire tempo nella formazione che nel compilare tabelle di numeri con i dadi.
Ancora cito: "Inosmma, aggiornare periodicamente lo storico dei casi è fondamentale per tenere conto delle nuove potenziali minacce."
Indubbiamente, nel metodo proposto, lo storico è elemento principale, quindi da monitorare con attenzione. Per fortuna oggi gli strumenti ci sono, offerti da Società specializzate.
Infine, ultima citazione: "Inoltre, lo storico dei casi dovrebbe essere utilizzato in combinazione e integrato con gli altri fattori di rischio da te evidenziati sopra..."
Ecco, questo è proprio quello che non riesco a digerire. O almeno che non riesco a mettere sullo stesso livello.
Ciao, capisco il tuo punto di vista. Il ragionamento è corretto.
Alcune considerazioni, anche se non vorrei andare troppo fuori tema dall'obiettivo della discussione...
In alcune situazioni, l'alto livello di fattori economici potrebbe rendere meno rilevante lo storico dei casi passati. Ad esempio, in situazioni in cui i fattori economici risultino particolarmente significativi, il rischio di frode potrebbe manifestarsi in modo più marcato.
L'analisi storica dei casi deve essere completa e accurata, in modo da riflettere l'intera gamma di situazioni presenti nella popolazione. Un campione di casi limitato o non rappresentativo potrebbe portare a conclusioni sbagliate o incomplete, influenzate da fattori come la sottosegnalazione di eventi, la mancanza di consapevolezza o le risorse limitate per le indagini.
In merito alla tua affermazione secondo cui "meglio investire tempo nella formazione che nel compilare tabelle di numeri con i dadi", concordo sul valore della formazione. I dipendenti devono essere addestrati per sviluppare un'intuizione e una capacità di riconoscere situazioni sospette.
D'altro canto, un approccio più orientato all'utilizzo dei dati potrebbe fornire una base più tangibile per le decisioni aziendali e consentire di identificare collegamenti causali, relazioni nascoste e/o tendenze a cui l'occhio umano potrebbe non prestare troppa attenzione. Tali tendenze, tuttavia, non emergono dai dati storici "da soli"!
Consideriamo il caso in cui un "prodotto specifico" abbia una storia di frodi legate alla sua catena di approvvigionamento, ma anche una crescente domanda e concorrenza.
Quando potrebbe essere vantaggioso integrare lo storico dei casi con gli altri fattori di rischio?
L'integrazione delle informazioni potrebbe evidenziare l'interplay tra fattori e la necessità di strategie di mitigazione più complesse?
Come questi vari fattori potrebbero interagire e "influenzarsi" reciprocamente?
Sarebbe possibile rivelare sinergie o conflitti importanti per le strategie di mitigazione? Sarebbe vantaggioso?
L'integrazione di dati diversi aiuterebbe a stabilire priorità e a indirizzare le risorse verso le aree che richiedono maggiore attenzione o mitigazione?
Certamente integrare lo storico con altri fattori di rischio è opportuno (nonché imposto). Io cerco sempre di immedesimarmi nelle piccole medie aziende che vogliono lavorare in sicurezza, ma che non possono disporre delle risorse (denaro, uomini, tempo, competenze) per studi approfonditi.
Mi chiedo allora, alla luce di un dato certo (lo storico, inteso come numero di segnalazioni), se combinare questo dato con valutazioni soggettive o superficiali porti un vantaggio o semplicemente annacqui le informazioni che derivano da questo indicatore.
Con dei banali esempi, soffermandomi su due soli parametri, ipotizziamo di categorizzare così il rischio:
Storico:
Maggiore di 20 casi/anno = rischio alto
Tra 10 e 20 casi = rischio medio
Sotto i 10 casi = rischio basso
Catena distributiva:
oltre 5 attori = rischio alto
da 3 a 5 attori = rischio medio
fino a due attori =rischio basso
Mi chiedo se una MP con 0 casi storici e 6 attori in filiera abbia lo stesso rischio di una MP con oltre 20 casi di frode e 2 attori in filiera.
Secondo me no, la lunghezza della catena distributiva di fatto non è un parametro oggettivo, introduce, statisticamente, una potenzialità, tutta da verificare.
Considerando anche che gli scaglioni sono stati scelti arbitrariamente.
Quanto costa alla piccola azienda risalire all’ampiezza della catena distributiva? Lo sforzo fatto è ripagato da un dato sicuramente utile per la valutazione? Secondo me no.
Nota a margine: le valutazioni del rischio con i numeri (PxG, Rilevabilità per Accadimento, etc) forniscono risultati in qualche modo oggettivi (anche se di oggettivo/scientifico nei dati di partenza ci può essere anche molto poco), ma non possono scavare nelle singolarità. Una valutazione discorsiva a volte dice molto di più.
Altra considerazione, cambiando parametro: la Facilità della frode potrebbe essere un parametro trascurabile in presenza di grande disponibilità di prodotto, di bassi costi e bassa marginalità.
Mentre scrivevo mi è venuto un altro pensiero. Quello che si potrebbe fare è proprio dare dei gradi di subordinazione ai vari fattori. Per esempio valori elevati nel solo parametro “facilità” potrebbero essere ignorati perché annullati dagli altri. Valori elevati nel solo parametro “storico” invece, secondo me meritano una riflessione (c’è da dire che se lo storico è alto inevitabilmente saranno alti altri indicatori, no?).
Discussione stimolante.