Passare da Biologia a Tecnologie Alimentari

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Oggetto: Passare da Biologia a Tecnologie Alimentari
Ciao, secondo me ti conviene restare ,semplicemente perchè i biologi possono trovare spazio in diversi settori (alimentare,farmaceutico, clinico). Io sono tecnologo alimentare e se tornassi indietro studierei biologia.
Ciao ragazzi! ^__^

Chiedo venia per il ritardo!! Mi ero ripromesso di rispondere ai vostri messaggi, ma sono stato particolarmente preso nel periodo appena trascorso. Rispetto l'opinione di acauce, anche se non la condivido in toto. Per spiegare la motivazione di ciò, la prenderò decisamente alla larga... ma per chi avrà la cortesia e la pazienza di leggermi, il ragionamento potrebbe anche risultare sensato.  ;-)

Innanzitutto, credo che l'attuale difficoltà che molti di noi incontrano nel trovare lavoro, sia da imputarsi non tanto al Corso di Laurea scelto, quanto ad altri fattori.

Certo, concordo sul fatto che esistano corsi che offrono minori sbocchi occupazionali... D'altronde, lo sappiamo tutti, si tratta della Legge della Domanda e dell'Offerta... Tuttavia, non credo sia questo il caso di Scienze e Tecnologie Alimentari.

Penso invece che il contesto storico-sociale che stiamo attraversando, giochi un ruolo molto importante. Ciò non deve assolutamente trasformarsi in una sorta di giustificazione a priori per qualsiasi nostro insuccesso, ma è difficile non ammettere che la situazione contingente non sia delle migliori.

Immagino, anche se spero con tutto il cuore di poter essere smentito, che la situazione sia comune a gran parte dei neo-laureati. Forse lo sono addirittura coloro che provengono da quegli Studi un tempo considerati "sacri", come ad esempio gli Ingegneri.

Occorre fare, invece, una considerazione a mio avviso basilare e cioè che lo specializzarsi in un ambito (anche vasto come quello degli alimenti), in un'economia evoluta è preferibile rispetto ad una conoscenza più generica.

Ho utilizzato l'aggettivo "evoluta" per sottolineare che solamente specializzandosi ed investendo in ricerca e sviluppo le nostre aziende possono restare competitive e per farlo necessitano di figure chiave come ad esempio (in ambito agroalimentare) il Tecnologo Alimentare. Come accennavamo in questa discussione dal titolo Sbocchi occupazionali per il laureato in S.T.A. il Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, offre alle imprese agroalimentari un ampio spettro di profili da cui attingere. Il problema, semmai, potrebbe essere la cattiva informazione che circola e che talvolta, consentitemelo, proviene proprio da noi stessi...

Quante volte mi è capitato di sentire neo-laureati in Scienze e Tecnologie Alimentari privi della benché minima idea di cosa sia un Tecnologo Alimentare. E in questo caso grosse colpe sono da attribuirsi alle Facoltà, che poco fanno per insegnare la Professione. E' come se i concetti insegnati fossero realtà astratte che nulla centrano con il mondo lavorativo... Fortunatamente non è sempre così! Ci sono numerosi docenti che personalmente cercano di far "toccare con mano" il mondo del lavoro ai discenti, organizzando seminari in collaborazione con aziende, visite guidate presso gli stabilimenti, simulazioni, etc.

Sono moltissimi, inoltre, in campo agro-alimentare i casi di finti Tecnologi Alimentari... Periti industriali, cuochi, pseudo-guru e chi più ne ha più ne metta, che ostentano il titolo senza averne i requisiti... Ricordo che sul territorio nazionale, ad oggi, siamo poco più di 1600.

E badate bene, nessuno vuole sminuire altre figure professionali. Si tratta soltanto di onestà intellettuale. Per altre professioni l'esercizio abusivo è considerato fatto assai grave e pertanto combattuto con grande dispendio di risorse; mente nel nostro caso, l'impressione è che non si dia molta rilevanza al fenomeno. Forse sarebbe il caso di cambiare atteggiamento.

Comunque sia, tornando al discorso della specializzazione, è evidente che il tempo del "produco, quindi vendo" è terminato da decenni, così come sta giungendo al termine anche la fase di "produco bene, quindi vendo" (in realtà, salvo rarissimi casi, "riposa in pace" anch'essa)... Oggi la realtà è estremamente più complessa. Anche volendo semplificarla al massimo potremmo dire che occorra conoscere il mercato, segmentarlo, comprenderne i bisogni latenti, quindi creare la/le soluzione/i. E, giunti a questo punto, iniziano le vere difficoltà... A partire dalla rincorsa dei cosiddetti "followers" (un tempo li si chiamava più semplicemente "copioni") e la conseguente saturazione più o meno rapida del mercato.

Perciò, in conclusione, vogliamo davvero credere che in contesto come quello sopra rappresentato sia possibile evitare di specializzarsi? Vogliamo credere che le aziende possano ancora permettersi di pensare solamente al presente ricorrendo ai "tutto fare", ai tecnologi-magazzinieri, alle tecnologhe-centraliniste magari anche un pò esperte in contabilità? Siamo davvero così limitati da pensare che la soluzione per arrivare al bilancio successivo sia quella dello stagista-fotocopiatore?

Io credo di no! E non sto parlando di quella specializzazione arida che vorrebbero taluni.... I fautori dell'equazione Scienze e Tecnologie Alimentari = Chimica degli Alimenti... e del binomio Tecnologo Alimentare = Analista di Laboratorio. Fortunatamente, siamo ben lontani da tutto ciò.  ;-)

Sto parlo di quanto già esiste: Scienze e Tecnologie Alimentari (per lo meno il corso pre-riforma universitaria), a mio giudizio, coniuga perfettamente la giusta apertura mentale con la specializzazione in un ambito specifico.

Sovente mi è capitato di sentire il contrario, rispetto a quanto affermato da acauce, ossia che S.T.A. fosse troppo generica... quando invece non lo è affatto. La sua intenzionale vastità di tematiche, serve proprio per formare figure professionali specifiche per il settore agroalimentare, ma in grado di operare in un contesto multidisciplinare, come dovrebbero essere le aziende alimentari.

Buona notte a tutti!
Giulio


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Parole chiave (versione beta)

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